CERIMONIE PER I POLIZIOTTI “INFOIBATI”

Sul “Piccolo” del 19 giugno leggiamo che il ministro della difesa austriaco, Norbert Darabos, ha deciso di togliere dall’elenco dei caduti di tutte le guerre conservati nella cripta della Burgtor di Vienna i nomi dei criminali nazisti. Ciò perché era invalso l’uso, da parte di nostalgici neonazisti, di approfittare di questo monumento per dare vita a manifestazioni apologetiche filonaziste.

Questa notizia segue di pochi giorni quella della cerimonia avvenuta nel famedio della Questura di Trieste il 12 giugno scorso, dove, su iniziativa dell’Unione degli istriani guidata da Massimiliano Lacota, è stata posta, alla presenza tra gli altri del questore Padulano, una corona “in memoria dei caduti della Polizia sequestrati ed infoibati”.

A questo punto è necessario fare alcune precisazioni storiche. Nel maggio 1945 la Polizia triestina, essendo forza armata, ed essendo la nostra città annessa al Reich germanico, era sottoposta direttamente al governo di Hitler, ed i suoi membri, per la maggior parte volontari, erano quindi militi nazisti, o, se vogliamo riconoscere loro delle attenuanti, quantomeno dei collaborazionisti.

Nell’elenco di “infoibati” (cioè degli scomparsi nel maggio 1945 e presumibilmente arrestati dagli Jugoslavi) presente nel famedio della Questura di Trieste vi sono molti nomi di agenti e funzionari di polizia che erano in forza presso l’Ispettorato Speciale di PS, la cosiddetta famigerata “banda Collotti” (dal nome del commissario Gaetano Collotti che era a capo della squadra operativa), corpo di repressione i cui dirigenti ed agenti si macchiarono di crimini efferati nei confronti dei prigionieri, torture e violenze carnali, arresti arbitrari e sequestri di persona, esecuzioni sommarie. Dei nomi presenti sulla lapide furono identificati in modo circostanziato come torturatori Mario Fabian (operò durante il rastrellamento di Boršt – S. Antonio in Bosco con la “macchina elettrica”), Alessio Mignacca (fece abortire una donna picchiandola, ed uccise almeno tre persone che tentavano la fuga), Bruno Luciani e Francesco Giuffrida.

Così come a Vienna il ministro Darabos ha deciso di giudicare “inaccettabile” l’atteggiamento di tolleranza nei confronti di coloro che onoravano nazisti “con il pretesto che erano riferiti a caduti in guerra”, quindi “persone degne di essere ricordate comunque al di là delle connotazioni ideologiche”, pensiamo sarebbe opportuno che anche in Italia si distinguesse tra le vittime e coloro che prima di diventare vittime erano stati carnefici.

 

Claudia Cernigoi

19 giugno 2012.

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