A PROPOSITO DELLA MORTE DI LUIGI FRAUSIN

Ritorno alla lettera scritta dal signor Piero Petronio relativamente alla chiusa della medesima, dove egli trova una sorta di giustificazione al suo scrivere asserendo che “gli jugoslavi” avrebbero indicato alla Gestapo il nascondiglio del dirigente comunista Luigi Frausin, perché “non voleva cedere Trieste agli jugoslavi”.

È notevole che Petronio si sia fatto forte proprio di una simile calunniosa falsità, perché ciò dimostra quale sia la sua preparazione storica mediante la quale si arroga il diritto di trinciare giudizi sulla preparazione storica altrui.

Ho recentemente pubblicato uno studio sull’Ispettorato Speciale di PS per la Venezia Giulia, un feroce corpo di repressione fascista noto anche come “banda Collotti” (KappaVu Udine 2013), nel quale ho tra l’altro ricostruito anche la vicenda di Frausin (un articolo in merito si trova peraltro nel mio sito già dal 2005, quindi chi avesse avuto interesse a cercare notizie sulla vicenda aveva la possibilità di leggere anche questo).

Riporto di seguito uno stralcio di quanto appare nel mio libro relativamente all’arresto di Luigi Frausin, che fu ucciso nella Risiera di San Sabba.

Lo storico Rudi Ursini-Ursič (già dirigente della Resistenza) riporta quanto detto da Giorgio Iaksetich (a sua volta riferitogli da un altro dirigente comunista, Vincenzo Gigante, anch’egli arrestato nel corso della stessa operazione che portò, nel corso di una quarantina di giorni, all’arresto di una settantina di dirigenti della Resistenza, italiani e sloveni) e cioè che il 24/8/44 “alle 14.30 Luigi Frausin ha un appuntamento alla fine di via Pindemonte sopra la Rotonda del Boschetto con uno che doveva dargli notizie del nipote Giorgio” 1, nipote al quale Frausin era particolarmente legato. Lo storico Galliano Fogar scrive: “probabilmente il delatore di Frausin fu un ex ufficiale partigiano della Garibaldi-Trieste passato al nemico (…) Frausin fu atrocemente quanto inutilmente torturato sia dal Collotti che dalla Gestapo. Al processo della Risiera la vedova (…) raccontò che un suo cugino, rinchiuso in una cella del comando SD-SIPO in piazza Oberdan, vide Frausin in condizioni pietose da far ritenere che poca vita gli restasse” 2. Stando a quanto emerso in un processo celebrato nel 1946, il traditore del Battaglione partigiano triestino, responsabile dell’arresto di Frausin e dei due fratelli Gaspardis 3, sarebbe stato identificato in un certo Enzo Marsich (o Marsi), detto “Giulio”, che aveva abitato in via Diaz 10 assieme alla sua amante Mirella Pizzarello, confidente della SS e dell’Ispettorato, responsabile degli internamenti del dottor De Manzini e del maggiore Gaspare Canzoneri. Condannato il 22/3/46 dalla Corte Straordinaria d’Assise a dieci anni “come delatore stipendiato dalle SS”, Marsich fu successivamente amnistiato. Inoltre la Corte “giudicò però insufficienti le prove relative alla delazione e alla cattura del Frausin di cui il Marsi si era vantato” 4.

Nel testo di Ursini-Ursič troviamo anche un commento rispetto alla mai sopita polemica che attribuisce a “delazioni slave” gli arresti di Frausin e degli altri dirigenti del PCI italiano, in quanto considerati “non favorevoli” alla politica della Resistenza jugoslava. Dopo avere riportato le sopra citate parole di Iaksetich, Ursini-Ursič riscontra un “incredibilmente basso livello del rispetto delle più elementari norme cospirative che regnava nell’organizzazione del PCI di Trieste e provincia e della totale irresponsabilità del capo che avrebbe dovuto presiedere alla sicurezza dell’organizzazione e dei suoi dirigenti. Pertanto è sbalorditivo quanto detto da Don Marzari, Giovanni Paladin, Carlo Schiffrer, Vittorio Vidali, Mario Colli, che con una leggerezza stupefacente, si riempirono la bocca – i due ultimi assieme ad altri eminenti stalinisti triestini dell’epoca – con asserite delazioni slave a danno di Luigi Frausin e di altri dirigenti del PCI del Litorale. Ho già evidenziato (…) come Collotti non avesse nessun bisogno dei nazional-comunisti slavi per metter le mani sui dirigenti comunisti di Trieste con alla testa Frausin” 5.

Abbiamo già parlato del processo ad Ezio Marsi che si era “vantato” di aver fatto arrestare Frausin, ma non fu creduto in sede processuale, fatto che può avere contribuito ad alimentare questa “voce” sulle presunte “delazioni slave” che avrebbero provocato l’arresto di Frausin. È utile a questo punto leggere uno scambio di lettere apparso sul “Meridiano di Trieste” nel 1974, iniziata con una nota firmata da Guerrino Travan (che in una lettera successiva si qualificherà come combattente della Brigata San Giusto del CVL 6), nella quale parlava del “muggesano Luigi Frausin, che per la sua coraggiosa precisazione a favore della soluzione italiana della questione triestina e istriana fu fatto cadere in mano ai nazisti” 7. A questa affermazione rispose un altro lettore, Biagio Gabardi, che domandò a Travan se avesse una prova di quanto diceva, asserendo che invece egli si limitava a ripetere “quello che è stato detto da altri, primo, già il 25 agosto 1945, da don Marzari a Muggia, il quale in quell’occasione promise che tra breve avrebbe fatto conoscere la documentazione. Tale documentazione non fu mai prodotta né da lui da altri (…) 8.

Fu pubblicata infine un’altra lettera di Guerrino Travan, che affermava di avere “appreso da don Marzari” del fatto che Frausin sarebbe stato tradito dai suoi compagni di partito, ma che la sua “convinzione” trova “fondamento” anche da altre fonti. E cita Livio Grassi: (“è opinione comune che Frausin sia stato arrestato dai tedeschi proprio su denuncia di elementi dell’OF”) 9 e Bogdan Novak (“alcune fonti italiane manifestarono il sospetto che Frausin e gli altri membri del CLN fossero traditi dai comunisti sloveni”) 10: fino a qui Travan ammette di avere citato “illazioni”, quindi aggiungeva due testimonianze che sarebbero, a parer suo, inoppugnabili, e cioè l’affermazione dell’azionista Giovanni Paladin (“gli esponenti dell’OF sloveno trovando nel CLN un ostacolo insormontabile alle loro aspirazioni espansionistiche decisero di sbarazzarsi dei loro rivali italiani (…) denunciandoli alle SS”), e quella del socialista Carlo Schiffrer (“i nazionalisti lubianesi trovarono il modo di sbarazzarsi del Frausin facendolo cadere nelle mani delle SS”) 11.

In pratica si tratta di affermazioni che non costituiscono nulla di più che illazioni, ma essendo state riprese e ripetute negli anni, alla fine sono diventate una delle tante “leggende metropolitane” all’interno della controversa ricostruzione storica degli eventi del confine orientale. E ad esse si aggrappa anche Petronio allo scopo di diffamare chi invece cerca di fare una vera ricostruzione storica, che faccia anche piazza pulita di tutte le menzogne artatamente costruite per screditare e criminalizzare la Resistenza comunista ed internazionalista.

Claudia Cernigoi, 10 agosto 2013

NOTE:

1.  R. Ursini-Ursič, “Attraverso Trieste”, Studio I 1996, p. 289.

2. G. Fogar, in “San Sabba. Istruttoria e processo per il lager della Risiera”, ANED Ricerche 1988, Tomo I, p. 29.

3.  I due figli di Vittorio Gaspardis (che fu deportato e morì in Germania) del CLN triestino, erano Ricciotti, che fu deportato a Dachau ma sopravvisse, e Mazzini, che invece cadde in combattimento.

4. G. Fogar, in “S. Sabba…”, op. cit., I, p. 123. È curioso che nell’elenco reso pubblico degli appartenenti alla struttura “Gladio” appaia anche un Enzo Marsi, di Trieste, che ha però un’altra data di nascita.

5.  R. Ursini-Ursič, “Attraverso Trieste”, op. cit., p. 279.

6.La Brigata San Giusto del CVL fu organizzata dal colonnello Emanuele Peranna, fedelissimo del generale Esposito (comandante di piazza a Trieste nel periodo nazista), ed in essa furono inseriti anche diversi agenti che avevano precedentemente fatto parte dell’Ispettorato speciale.

7. “Il Meridiano di Trieste” n. 20, 16/5/74.

8.  “Il Meridiano di Trieste” n. 21, 23/5/74.

9.  Livio Grassi è autore di alcuni libri di ricostruzione storica, non sempre attendibili.

10.  Bogdan C. Novak (1911-2011) era uno storico sloveno che lasciò la Jugoslavia dopo il 1945 e lavorò per lo più negli Stati Uniti.

11.  “Il Meridiano di Trieste” n.. 22 30/5/74.

 

This entry was posted in resistenza, revisionismo e falsificazioni, articoli e testi and tagged , , . Bookmark the permalink.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.