L’ANPI NELLA TRAPPOLA DEL “GIORNO DEL RICORDO” – LETTERE APERTE DI CLAUDIA CERNIGOI E SANDI VOLK

Lettera aperta ai compagni e alle compagne dell’ANPI    di Claudia Cernigoi

Sono una militante antifascista dai tempi delle scuole medie (all’epoca ci si politicizzava presto erano gli anni in cui i fascisti mettevano le bombe nelle piazze e sui treni, nelle banche e, a Trieste, persino nelle scuole elementari della minoranza slovena – e qui fortunatamente senza vittime). Ho sempre visto la Resistenza ed i militanti di essa come dei modelli cui tendere, per il coraggio e la forza che avevano dimostrato schierandosi dalla parte “sbagliata” per chi stava loro intorno ma “giusta” in senso assoluto. Uno dei primi libri a segnare la mia crescita politica nell’adolescenza è stato “Senza tregua” di Giovanni Pesce, la cui colonna sonora erano “Un biglietto del tram degli Stormy six”, e “la Gap” di Dario Fo, che ne condividevano le vicende e i contenuti.

A Trieste la Resistenza era anche internazionalista, partigiani italiani e sloveni che avevano combattuto assieme, e la memoria di questa epopea è stata trasmessa negli anni dalle canzoni del Coro Partigiano Triestino Pinko Tomažič. In più di quarant’anni di lotta politiche i punti fermi che mai mi hanno abbandonato sono stati la contrarietà alle guerre, la solidarietà internazionale, l’antifascismo ed il rispetto della memoria della Resistenza.

A metà degli anni ‘90, dopo la “caduta” del muro di Berlino e la dissoluzione della Jugoslavia scattò l’offensiva contro la Resistenza, offensiva che (prima di scagliarsi contro la Resistenza italiana, vedi i libri di Pansa) iniziò con un attacco ai militanti che operarono al confine orientale, con la montatura del “processo per le foibe”, partito da denunce di una sorta di task-force che comprendeva leghisti con un passato nel neofascismo filogolpista come il sedicente ricercatore storico Marco Pirina, indicato come consulente dall’avvocato piduista Augusto Sinagra che si attivò, assieme ad esponenti delle associazioni degli esuli e dell’ormai disciolto MSI per denunciare una serie di comandanti partigiani (italiani sloveni e croati), accusati in base a prove inesistenti di avere commesso una serie di nefandezze ed addirittura un “genocidio” (come pretese il PM che condusse l’inchiesta, il simpatizzante di Alleanza Nazionale Giuseppe Pititto). Fu in quel momento che decisi di mettermi a studiare le “foibe”, perché trovavo inaccettabile che compagni partigiani, ormai di una certa età, dovessero finire sotto giudizio (ma soprattutto trattati come “mostri in prima pagina” da una certa stampa) per fatti non avvenuti, almeno non nei termini di cui parlava l’accusa di Pititto.

Il primo atto d’accusa contro questa montatura fu “Operazione foibe a Trieste”, pubblicato nel 1997, che valse a me e alla casa editrice una richiesta di danni milionaria (350 dell’epoca) da parte del giudice Pititto (il Tribunale civile poi gli diede torto, ma per poter continuare a richiederci il risarcimento Pititto rinunciò a continuare la causa che aveva iniziato, ed alla quale sembrava tenere tanto; comunque anche il “processo per le foibe” si concluse con un nulla di fatto, grazie soprattutto al lavoro di ricostruzione storica che conducemmo come consulenti della difesa), e mi valse inoltre una serie di querele (tutte archiviate) e, dulcis in fundo, anche qualche minaccia di morte ed intimidazioni varie.

Per la difesa dei partigiani accusati di essere degli “infoibatori” si costituì un gruppo di persone (tra cui cito Alessandra Kersevan e Sandi Volk, in quanto sotto tiro in questi giorni per la conferenza di Parma su cui tornerò più avanti), gruppo cui anni dopo Kersevan volle dare il nome di “Resistenza storica”, perché il nostro lavoro era, ed è tuttora, quello di fare ricerca storica resistendo alle manipolazioni ed agli stravolgimenti di coloro che usano la storia a scopi politici, per denigrare l’antifascismo e riabilitare la zona grigia se non addirittura il nazifascismo. Abbiamo lavorato per anni, consultando archivi, leggendo testi, intervistando testimoni, confrontandoci tra noi ed il lavoro che abbiamo fatto è visionabile online nella pagina https://www.diecifebbraio.info/ e nel catalogo della collana Resistenza Storica della Kappa Vu http://shop.kappavu.it/categoria-prodotto/storia-it-it-it/resistenza-storica/.

Su questi argomenti, dopo “Operazione foibe a Trieste”, nel 2005 ho pubblicato “Operazione foibe tra storia e mito” e nel 2019 “Operazione Plutone. Le inchieste sulle foibe triestine”. Nel frattempo, nel 2013 ho pubblicato uno studio sull’Ispettorato Speciale di PS “La Banda Collotti. Storia di un corpo di repressione al confine orientale”. Ho anche dato alle stampe, in autoproduzione, una serie di dossier dedicati alla storia del confine orientale a cavallo della Seconda guerra mondiale (tra i molti segnalo “La foiba di Basovizza”; “Il caso Norma Cossetto”, “In difesa di Ivan Motika” e “Dossier Maria Pasquinelli” sulle foibe istriane; ed ancora, sulla Resistenza locale “Partigiani di Guardiella” e “Le due resistenze di Trieste”; “Alla ricerca di Nemo”, sul lavoro dei servizi italiani e britannici e “Le violenze per Trieste italiana”, sul dopoguerra a Trieste) quasi tutti disponibili nella pagina https://www.diecifebbraio.info/.

Mi sono dilungata su tutto questo per una serie di motivi. Il primo è che sono francamente stufa di essere tacciata come incompetente da gente che non ha né arte né parte per valutare la mia preparazione storica; il secondo è che sono stufa che il mio lavoro non venga riconosciuto neppure in alcune sedi culturali para-istituzionali, come nell’ultimo “vademecum” sul Giorno del Ricordo pubblicato a cura dell’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione di Trieste, nel quale non solo non si tengono nel minimo conto le mie ricerche ma i miei libri non compaiono neppure in bibliografia.

La cosa più grave, però è stata per me leggere il comunicato della presidente dell’Anpi Carla Nespolo, che si è “dissociata” dall’iniziativa sul Giorno del Ricordo che avrà luogo a Parma il 10 febbraio prossimo. E’ dal 2006 che il Comitato Antifascista Antimperialista e per la Memoria Storica (con l’appoggio dell’Anpi e dell’Anppia) organizza per questa ricorrenza un evento ricco di interventi storici e culturali, filmati, musica, sempre con relatori di spessore. Quest’anno tutto ciò non va più bene: i soliti vigilantes della storia, quelli che “la storia deve essere di regime”, quindi ha diritto di parola solo chi si adegua, hanno lanciato l’ennesima polemica contro l’iniziativa, accusando i relatori e gli organizzatori di fare “negazionismo” delle foibe, in base al programma che riporto:

CONFERENZA di Sandi Volk, storico, “I morti delle foibe riconosciuti dalla legge: 354, quasi tutti delle forze armate dell’Italia fascista”

LETTURA DI TESTIMONIANZE di antifascisti e partigiani

VIDEO “La foiba di Basovizza: un falso storico” di Alessandra Kersevan, storica e editrice

VIDEO “Norma Cossetto: un caso tutt’altro che chiaro” di Claudia Cernigoi, giornalista e ricercatrice storica

In risposta ai feroci attacchi di stampo squadristico, Carla Nespolo, lungi dall’esprimere la solidarietà dell’associazione nazionale agli antifascisti messi alla berlina, ha invece inviato un comunicato nel quale afferma che “la frase sulla pagina Facebook dell’ANPI di Rovigo (ne abbiamo parlato qui https://www.diecifebbraio.info/2019/02/cosa-ce-di-sbagliato-nel-post-dell-anpi-di-rovigo/ n.d.r.) e l’iniziativa di Parma non sono condivisibili e offrono uno straordinario pretesto di polemica a chi è più amico di Casapound che dell’Anpi”.

Cosa non c’è di condivisibile nell’iniziativa di Parma, presidente Nespolo? Ha letto gli studi precisi, approfonditi, circostanziati di Sandi Volk, che ha raccolto quanti più dati possibile sulle persone che sono state “premiate” ai sensi della legge sul Ricordo, dimostrando che la maggior parte dei “premiati” erano combattenti fascisti, collaborazionisti del Reich? (qui il risultato delle ricerche di Volk https://www.diecifebbraio.info/elenco-dei-premiati-per-il-giorno-del-ricordo/). Ha letto quanto abbiamo scritto (ormai sono vent’anni) sulla “foiba” di Basovizza, che E’ UN FALSO STORICO, in quanto non vi è alcuna prova che vi si siano svolte esecuzioni di massa da parte degli Jugoslavi, ma in compenso vi è sufficiente documentazione (da noi pubblicata) che dimostra che il pozzo è stato svuotato più volte e si sono trovati resti umani per un totale di 10/15 persone, alcuni dei quali in divisa tedesca? (è tutto spiegato qui: https://www.diecifebbraio.info/2012/01/la-foiba-di-basovizza-5/ ). Ha letto il mio studio sul caso Norma Cossetto (può anche visionare il video, si trova su Youtube), nel quale dimostro non solo che le cosiddette testimonianze (anonime) non sono attendibili ma che anche la sorella ed il cugino di Norma hanno dichiarato in più volte cose diverse e contraddittorie tra loro? (il dossier è scaricabile qui: https://www.diecifebbraio.info/2012/01/il-caso-norma-cossetto/).

L’iniziativa di Parma, scrive la presidente Nespolo, offre pretesto per le polemiche. E noi non vogliamo polemiche, ovviamente. Per non dare adito a polemiche, accettiamo che ci si dica che i partigiani erano tutti criminali, che ammazzavano rubavano e violentavano civili; che quando c’era LVI i treni andavano in orario e se abbiamo le pensioni e la tredicesima è per merito del fascismo. Accettiamo che il ministro Selfini chiuda i porti e faccia il braccio di ferro con l’Europa usando vite umane come ostaggi sequestrati su una nave per settimane: mica vogliamo fare polemiche, vero?

Ma non hanno forse scatenato polemiche gli antifascisti, quando si sono messi contro il regime di Mussolini? quando hanno continuato a pubblicare i propri giornali, fino a finire in galera? e non era polemico, Gramsci, nel suo insistere nello scrivere contro il fascismo? e Matteotti, nel suo intervento alla Camera, l’ultimo prima di essere assassinato, quante polemiche avrà scatenato? e non parliamo delle polemiche contro i partigiani armati, cui si addebitavano le responsabilità delle rappresaglie dopo le azioni armate (vedi via Rasella e le Fosse Ardeatine): altro che polemiche, hanno suscitato i partigiani durante la Resistenza. Si fossero conformati a quello che voleva il regime, non ci sarebbero state polemiche, vero Presidente Nespolo?

Ma noi non ci conformiamo. Siamo stanchi di veder offendere la lotta di liberazione ed i suoi militanti, che hanno sacrificato le proprie vita per un mondo libero. Siamo stanchi di essere discriminati, offesi, calunniati, minacciati, per le cose che scriviamo. Ma è la mancanza di solidarietà da parte di chi dovrebbe, in teoria, stare dalla nostra parte, che è la parte della verità e della giustizia, dell’antifascismo e della democrazia, quello che più ci fa star male. Non ce l’aspettavamo davvero, questa censura da parte dell’Anpi nazionale, ma ne prendiamo atto. Noi continueremo la nostra lotta di resistenza storica e culturale, non vogliamo finire in quella “zona grigia” che mette sullo stesso piano i crimini nazifascisti e le azioni partigiane e che sembra la nuova frontiera dell’Anpi nazionale, preoccupata di fronte alle “polemiche” scatenate dalla ricerca storica e non dallo squadrismo che vuole impedire agli antifascisti di parlare.

Poi ciascuno si prenderà le proprie responsabilità. Noi restiamo qui.


Claudia Cernigoi, 6 febbraio 2019.

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Lettera aperta     di Sandi Volk

– con richiesta di pubblicazione



A:
Matteo Salvini, Ministro degli Affari Interni
Massimiliano Fedriga, Presidente della Regione Autonoma Friuli – Venezia Giulia
Carla Nespolo, Presidente nazionale dell’ANPI


Leggo le vs. dichiarazioni in merito all’iniziativa che da oltre dieci anni diverse associazioni antifasciste organizzano a Parma in occasione del Giorno del Ricordo e che quest’anno (come già in anni passati) mi vede onorato dell’invito a portarvi un mio contributo. Essendo direttamente coinvolto vorrei dirvi alcune cose in merito.  

Vorrei innanzitutto invitare tutti e tre a LEGGERE quello che scriviamo io e i miei colleghi in merito alla Giornata del Ricordo e delle foibe prima di sparare giudizi. Definirci negazionisti (cosa che non mi farà certamente adeguare alla vulgata, anche pseudo-storica, sulla vicenda) è non solo sbagliato, ma un assurdo, dato che quelli che veniamo definiti “negazionisti” siamo gli unici a fare vera ricerca sul tema. Personalmente mi occupo da anni di raccogliere i nomi (dato che non esiste un elenco ufficiale) delle persone alla cui memoria ogni 10 febbraio vengono assegnati i riconoscimenti. Dove starebbe il negazionismo? Nel fatto che le persone alla cui memoria è stato concesso il riconoscimento sono in tutto 354 (al 10/2/2018)? Che tra i c.d. infoibati a cui è stato concesso il riconoscimento c’è pure una persona per la la quale è accertato che è morta da partigiano, uccisa dai nazisti? Che di un’altra la stessa motivazione ufficiale per la concessione del riconoscimento afferma che è stata fucilata dai nazisti? Che gran parte dei riconoscimenti sono stati concessi alla memoria di persone cadute in combattimento, o facenti parte di formazioni armate al servizio dei nazisti, o, ancora, condannate a morte dopo un processo che ne aveva accertato la responsabilità per delitti efferati, che stando alla lettera della legge dovrebbero essere escluse dalla possibilità di avere il riconoscimento?


Vogliamo confrontarci su questo in maniera seria, argomentata e documentata? Non ci siamo mai tirati indietro, anzi.

Al Ministro degli Interni ho da dire solo un bel – e credo che apprezzerà – “me ne frego” delle sue contumelie. Perché se una volta mi facevano arrabbiare ora le considero scontate, il ripetersi di un copione, che non fa che confermare che quanto sto e stiamo facendo è giusto e sta dando risultati.  Visto che di “negazionisti” ce n’è sempre di più e sempre più autorevoli e che pian pianino la realtà sulle fandonie che vengono raccontate ogni 10 febbraio si sta facendo sempre più strada. 

Al Presidente della Regione FVG Fedriga dico che sono assolutamente d’accordo quando afferma che usare il dolore  “… per alimentare divisioni e riaprire ferite che hanno lacerato il confine orientale nel secondo dopoguerra è un esercizio che la Regione non può che condannare con forza ….“, solo che a farlo non sono certamente gli organizzatori dell’iniziativa di Parma, ma altri. Ad esempio l’Associazione nazionale congiunti infoibati, che nell’aprile del 2016 ha indicato al sindaco di Osilia, in Sardegna, il nominativo di un cittadino osiliese che, a dire dell’associazione, sarebbe stato “infoibato”, ma che il Ministero della Difesa ha accertato essere morto … in Russia (vedi La Nuova Sardegna, 20.2.2017)!

Alla presidente dell’ANPI vorrei chiedere un minimo di coerenza. Perché non è possibile fare appelli all’antifascismo e poi considerare “non condivisibile” quanto fanno coloro che l’impegno antifascista lo hanno pagato e lo pagano con licenziamenti, attacchi, insulti e minacce. Perché o si sta con gli antifascisti, oppure si sta con chi fa, lui si, il gioco degli amici di Casapound: i “fascisti del terzo millennio” l’occupazione dello stabile in cui hanno la loro sede nazionale a Roma l’hanno “regolarizzata” all’epoca del sindaco Veltroni, e sono diversi gli esponenti del PD che con Casapound hanno “democraticamente” interloquito, anche partecipando a incontri nelle sedi dell’associazione fascista. Questi sono coloro che hanno sdoganato Casapound e simili, che hanno avuto nel Giorno del Ricordo lo strumento della ri-legittimazione ufficiale del fascismo e dei fascisti, passati ed attuali. A dimostrarlo c’è proprio quanto accade ad ogni 10 febbraio, quando le varie organizzazioni fasciste fanno a gara per onorare pubblicamente e con la benedizione dello Stato (nonché con finanziamenti e sponsorizzazioni pubbliche) i “loro” caduti e diffondere le loro teorizzazioni.

Cordiali saluti.


Sandi Volk

Trieste, 5/2/2019

L’ANPI nella trappola del “Giorno del Ricordo”

1) Intimidazioni anche a Parma 

Attacco iniziato da ADNKronos contro l’ANPI di Parma per l’iniziativa del 10/2 al Cinema Astra, rincarano la dose Salvini e Foti

Testo del volantino di accompagnamento alla iniziativa

2) Perche’ il documento ANPI sui “Confini Orientali” è insufficiente rispetto alla offensiva revisionista-revanscista (G. Caggiati)

Vedi anche:
Gorizia, se la Decima Mas è ricevuta in Comune (di Anna Di Gianantonio, presidente ANPI Gorizia, 28.1.2019)
Anpi con sindacati, partiti e associazioni democratiche italiane e slovene in presidio di protesta per la decisione del Comune di ricevere i nostalgici della flottiglia alleata dei nazisti. Quando la storia del confine orientale è piegata alle pulsioni nazionaliste… Da anni a Gorizia, ogni 19 gennaio, in Comune arrivano i reduci della Decima Mas di Junio Valerio Borghese, autore del tentato golpe del 1970… l’assessore delegata del sindaco ha accolto con la fascia tricolore i reduci accompagnati dai fascisti di CasaPound. All’Anpi è stato vietato il presidio davanti al Comune…

http://www.patriaindipendente.it/il-quotidiano/gorizia-se-la-decima-mas-e-ricevuta-in-comune/

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Parma, domenica 10 febbraio 2019
alle ore 10:30 presso il Cinema Astra, Piazzale Volta 3
 
FOIBE E FASCISMO 2019

Quattordicesima edizione della contromanifestazione cittadina in occasione del “Giorno del Ricordo” (per le precedenti si veda: http://www.cnj.it/INIZIATIVE/parma_iniziative.htm )

Alle 10.30  CONFERENZA di Sandi Volk, storico, “I morti delle foibe riconosciuti dalla legge: 354, quasi tutti delle forze armate dell’Italia fascista”
alle  11.00  LETTURA DI TESTIMONIANZE di antifascisti e partigiani
alle  11.15  VIDEO “La foiba di Basovizza: un falso storico” di Alessandra Kersevan, storica e editrice
alle  11.30  VIDEO “Norma Cossetto: un caso tutt’altro che chiaro” di Claudia Cernigoi, giornalista e ricercatrice storica

a cura del Comitato Antifascista Antimperialista e per la Memoria Storica con l’adesione di ANPI e ANPPIA

evento FB: https://www.facebook.com/events/227663108112168/manifesto della iniziativa: http://www.cnj.it/home/images/INIZIATIVE/parma100219.jpg



Sulle polemiche, in ordine cronologico inverso:

“Clima da caccia alle streghe”, parla storica del convegno con Anpi (5 febbraio 2019)

L’esercito di liberazione jugoslavo non ha mai infoibato nessuno, non c’è nemmeno un documento che attesti questo. Quei fatti nella maggioranza dei casi sono stati frutto di vendette personali“. A parlare all’Adnkronos è Alessandra Kersevan, con Claudia Cernigoi e Alessandro Sandi Volk tra gli autori del sito www.diecifebbraio.info, finito al centro delle polemiche di questi giorni sul convegno ‘revisionista’ del 10 febbraio che vede la partecipazione dell’Anpi di Parma (e da cui l’Anpi nazionale ha preso le distanze).

Kersevan lamenta un “clima da caccia alla streghe” e spiega: “Noi siamo semplicemente dei ricercatori che pensano che le vicende storiche vadano affrontate sulla base dei documenti e lette nel loro contesto storico, soprattutto vicende come quelle del confine orientale, piene di implicazioni politiche e culturali, e anche di pregiudizi. Negli anni il nostro gruppo ha affrontato tutti gli aspetti della questione, dalla prima guerra mondiale in poi. D’altra parte, il tema è stato al centro dei lavori di una commissione storica italo-slovena nel 1993. L’idea era dare una visione comune di quello che accadde al confine orientale tra il 1880 e il 1956 che facesse da base per i successivi rapporti diplomatici tra i due paesi. Però lo Stato italiano, che pure ha pagato per questa commissione, non ne ha mai preso in considerazione i risultati. Anzi, ha istituito il giorno del ricordo, sostenendo peraltro l’assurdità che delle foibe non si fosse mai parlato“…

https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2019/02/05/clima-caccia-alle-streghe-parla-storica-del-convegno-con-anpi_Z4uiVgXprLyGvuVnF1GSpM.html?fbclid=IwAR0iN61BIXtNRmTm0onVG5yUOMG4hMtpVPV5LxS4IYRPN_l6KteK1DS7y1M


Foibe e fascismo, scontro tra Lega e Anpi sul convegno di Parma (4 febbraio 2019)
“È necessario rivedere i contributi alle associazioni, come l’Anpi, che negano le stragi fatte dai comunisti nel dopoguerra”. Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini, intervenendo sulle polemiche per il convegno organizzato sulle Foibe da Anpi il 10 febbraio a Parma… Quindi una presa di distanza: “Sia la frase sulla pagina Facebook dell’Anpi di Rovigo che l’iniziativa di Parma non sono condivisibili e offrono uno straordinario pretesto di polemica a chi è molto più amico di Casapound che dell’Anpi” conclude Nespolo [presidente nazionale ANPI]. Anche l’associazione cittadina reagisce: “Nessun convegno negazionista e nessuna sponsorizzazione”, dice il presidente Aldo Montermini… “si tratta in realtà della quattordicesima edizione di una iniziativa, promossa dal comitato antifascista antimperialista e per la memoria storica, che in occasione della giornata del ricordo, invita a riflettere, oltre che sulle foibe, anche sul ruolo che ha avuto l’occupazione fascista in quelle terre… L’Anpi – prosegue Montermini – è sempre stato presente all’iniziativa e anche quest’anno parteciperà (che è diverso da sponsorizzare) in piena autonomia come è suo costume”…

https://parma.repubblica.it/cronaca/2019/02/04/news/foibe_e_fascimo_anpi_parma_nessun_negazionismo_ne_sponsorizzazione-218267367/?ref=RHPPBT-BH-I0-C4-P10-S1.4-T1

Foibe, l’Anpi nazionale: “Iniziativa di Parma non condivisibile” perché alimenta polemiche (4 Febbraio 2019)
Foibe, cresce la polemica a Parma. La prima scintilla è tra Fratelli d’Italia e l’Anpi. Il senatore FdI Luca Ciriani critica l’Anpi per il suo sostegno a un convegno sul tema “Foibe e Fascismo”, durante il quale sarà diffuso il video “La foiba di Basovizza: un falso storico”. L’associazione partigiani risponde che non si tratta di una sponsorizzazione e che il convegno non è negazionista. 
Nel pomeriggio il ministro dell’Interno Matteo Salvini è intervenuto nella polemica, sostenendo che occorre rivedere i contributi alle associazioni “che negano le stragi fatte dai comunisti”. L’Anpi nazionale dice “le minacce di Salvini non ci spaventano” ma aggiunge che l’iniziativa di Parma non è condivisibile perché è di quelle che “offrono pretesti di polemica a chi è più amico di Casapound che dell’Anpi”…

https://www.gazzettadiparma.it/news/parma/568155/convegno-su–foibe-e-fascismo—luca-ciriani-fratelli-d-italia-e-anpi-parma-ai-ferri-corti.html

Foibe: convegno parmigiano, polemiche e critiche nazionali tra Salvini, Anpi e FdI (Gazzetta di Parma, 4 Febbraio 2019)

VIDEO: https://www.gazzettadiparma.it/video/tg-parma/568304/foibe-convegno-parmigiano-polemiche-e-critiche-nazionali-tra-salvini-anpi-e-fdi-video.html


Ora l’Anpi sponsorizza il convegno che nega le foibe (Luisa De Montis – Dom, 03/02/2019)
In programma per domenica prossima, in un noto cinema della città emiliana, la conferenza negazionista, con registi e storici da sempre sostenitori di posizioni revisioniste… Ma lo scandalo è il logo dell’Anpi di Parma sulla locandina…

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/foibe-lanpi-parma-diventa-sponsor-convegno-revisionista-1638673.html

Foibe, Anpi ‘sponsor’ del convegno revisionista (03/02/2019)
Non si sono ancora placate le polemiche sul post negazionista dell’Anpi di Rovigo, che per i Partigiani d’Italia spunta un’altra grana. Il logo dell’associazione infatti è presente sulla locandina del convegno revisionista “Foibe e Fascismo 2019”, la “Quattordicesima edizione della contromanifestazione cittadina in occasione del ‘Giorno del Ricordo'” in programma il 10 febbraio alle 10.30 al Cinema Astra di Parma. Con l’Anpi ci sono anche l’Anppia, l’associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti, e il Comitato antifascista antimperialista e per la memoria storica a patrocinare l’evento, che vede gli interventi di alcuni storici già finiti al centro delle polemiche per le loro posizioni revisioniste…

https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2019/02/03/foibe-anpi-sponsor-del-convegno-revisionista_nI1q6P26XpIUMmjdeWbIDI.html?refresh_ce

Di seguito il volantino di accompagnamento alla iniziativa di Parma:


L’ITALIA FASCISTA AGGREDI’ LA JUGOSLAVIA, NON VICEVERSA!


Il primo razzismo di Mussolini, prima ancora delle leggi razziali del 1938 contro gli ebrei, fu quello contro i popoli slavi. Disse Mussolini nel 1920 a Pola: <<Di fronte a una razza come la slava, inferiore e barbara, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino ma quella del bastone>>. Nell’aprile del 1941 l’esercito italiano del re e di Mussolini aggredì e invase la Jugoslavia, che nulla aveva fatto contro l’Italia. L’Italia fascista si annesse direttamente alcuni territori (come Lubiana e parte della Slovenia), altri tenne sotto controllo, in condizioni di occupazione particolarmente dure e crudeli non meno di quelle naziste. Distruzione di interi villaggi sloveni e croati dati alle fiamme, massacro di decine di migliaia di civili, prigionia e campi di concentramento in Jugoslavia e in Italia. E questo dopo aver attuato, il fascismo, nel corso del ventennio, nelle zone del confine nordorientale del Regno d’Italia abitate anche da sloveni e croati, la chiusura delle scuole slovene e croate, il cambiamento della lingua e dei nomi, l’italianizzazione forzata. Successivamente alle azioni delle squadracce
fasciste contro centri culturali, sedi sindacali, cooperative agricole, giornali operai, politici e cittadini di “razza slava”. Una violenza dunque, quella fascista, precedente, sistematica e pianificata, di proporzioni assolutamente più grandi – 700 e oltre sono stati i criminali di guerra italiani in Jugoslavia, a cominciare dai generali Roatta e Robotti, secondo la Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra, nessuno dei quali è stato mai condannato né estradato e consegnato alle autorità jugoslave – rispetto a quella jugoslava per i morti delle foibe nel settembre/ottobre ’43 e nel maggio ’45.
Le foibe, alle quali aveva già pensato il fascismo col ministro Cobolli Gigli che aveva scritto: <<La musa istriana ha chiamato foiba il degno posto di sepoltura per chi, nella provincia, minaccia con audaci pretese le caratteristiche nazionali dell’Istria>>, sono cavità naturali profonde presenti nelle zone carsiche del confine nordorientale, utilizzate da sempre dagli abitanti per disfarsi di oggetti e cose varie, per far sparire carcasse di animali e anche uomini stessi vittime di tragedie private. In Italia nel 2004 la legge 92 <<Istituzione del giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati>> ha fatto del 10 febbraio di ogni anno un giorno di solennità civile nazionale atto innanzitutto a celebrare i morti delle foibe del settembre/ottobre ’43 e del maggio ’45 per mano dei partigiani jugoslavi. Ma quanti sono e chi sono i morti delle foibe che in oltre dieci anni di applicazione della legge hanno ufficialmente ricevuto (loro famigliari) riconoscimenti e medaglie della Repubblica italiana?

Ad oggi, gennaio 2019, risultano essere 354, in gran parte appartenenti a formazioni armate dell’Italia fascista e personale politico fascista, in minima parte scomparsi nelle foibe vere e proprie. 
Numeri e identità ben diversi dalle migliaia, decine di migliaia, di infoibati innocenti di cui parlano i promotori della legge 92/2004! Infondata è la tesi che vi sia stato nei confronti dell’Italia e degli italiani un <<disegno annessionistico slavo>> che <<assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica>> come disse il Presidente Napolitano il 10 febbraio 2007. Semmai c’è stato con la legge 92/2004 il tentativo politico di criminalizzare la Resistenza, innanzitutto la jugoslava, e di riaffermare il fascismo. Il fascismo che intraprese la guerra, che è stato il vero aggressore e feroce occupante di Jugoslavia e Balcani, razzista e imperialista. Un tentativo politico di rovesciamento della realtà storica. Eclatante il caso del parmense Paride Mori fascista repubblichino volontario al confine nordorientale col grado di capitano del Battaglione Bersaglieri <<Mussolini>> ucciso nel ’44 con armi da fuoco dai partigiani jugoslavi al quale (suoi figli) il 10 febbraio 2015 le massime autorità della Repubblica hanno dato la medaglia da vittima delle foibe. Medaglia che è stata poi revocata in seguito alle forti
proteste antifasciste..


· Nessun riconoscimento e medaglia della Repubblica italiana nata dalla Resistenza a fascisti “vittime delle foibe”.
· Revoca dei riconoscimenti e medaglie di questo tipo dati dal 2005 ad oggi.
· Onore ai soldati italiani partigiani morti a migliaia combattendo in Jugoslavia dopo l’8 settembre ’43 contro il nazifascismo a fianco della Resistenza Jugoslava.
· Cancellazione dalla toponomastica stradale di Parma di <<via martiri delle foibe>>, nome fuorilegge stante che <<martiri delle foibe>> non si trova mai scritto nemmeno nella legge 92/2004.
· Ricordo degli 800 e oltre antifascisti slavi sloveni e croati deportati e detenuti negli anni ’42,’43 nel carcere di S. Francesco di Parma.
· Riattivazione del gemellaggio esistente dai primi anni ’60 di Parma con Lubiana, che dal fascismo fu ferocemente occupata, e sostituzione del <<Giorno del ricordo delle vittime delle foibe>> col <<Giorno della pace e dell’amicizia fra il popolo italiano e i popoli della ex Jugoslavia>>.


Comitato Antifascista Antimperialista e per la Memoria Storica di Parma

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PERCHE’ IL DOCUMENTO ANPI SUI “CONFINI ORIENTALI” E’ INSUFFICIENTE RISPETTO ALLA OFFENSIVA REVISIONISTA-REVANSCISTA


“Il confine italo-sloveno. Analisi e riflessioni” (documento approvato dal Comitato Nazionale ANPI il 9 dicembre 2016)

http://www.anpi.it/media/uploads/files/2018/01/confini_orientali.pdfhttp://www.anpi.it/articoli/1682/il-confine-italo-sloveno-analisi-e-riflessioni

Sul documento del Comitato nazionale ANPI “Il confine italo-sloveno. Analisi e riflessioni”


Ho dato ora una rapidissima occhiata al documento dell’ANPI nazionale. (…) Il documento si diffonde sul ’44, il ’45, e gli anni postbellici. A mio modesto avviso (da militante, non certo da esperto storico) possono anche esserci state mire espansionistiche jugoslave, può anche essere stata incerta e oscillante la posizione dei comunisti italiani, la Jugoslavia può aver acquisito territori prima italiani, uscita dalla guerra e dalla Conferenza di pace del ’47 come vincitrice a differenza dell’Italia uscita come sconfitta. Per non parlare, poi, del sistema politico jugoslavo, ovvero della Jugoslavia socialista, per non toccare, addirittura, la realtà dei vari Paesi dell’Est, più a Est della Jugoslavia, le “democrazie popolari” aderenti al Patto di Varsavia. Su questo piano allora possiamo discutere tanto… Ma non perdiamo la bussola! Non è di questo che si tratta! Qui in discussione è una giornata celebrativa, di solennità nazionale, con cui la Repubblica italiana nata dalla Resistenza antifascista ha dato, e può continuare a dare per altri 10 anni, riconoscimenti e medaglie ai fascisti. I fascisti che prima nel ventennio hanno italianizzato con la forza quelle zone del confine nordorientale abitate anche da non italiani, poi insieme ai nazisti hanno mosso guerra alla Jugoslavia che nulla aveva fatto contro l’Italia. E l’Italia il 10 febbraio dovrebbe commemorare questi signori?! Non scherziamo. Stiamo alla realtà storica dei fatti in questione oggetto delle foibe. Non perdiamo la bussola, ripeto. Se poi si vuol discutere, criticamente, della Jugoslavia uscita dalla guerra e costruita da Tito, liberissimi di farlo. Ma questa è appunto un’altra cosa. Tale, anche in riferimento all’esodo stesso degli italiani da Istria e Dalmazia (“schizzato” a non meno di 300.000 persone nel documento ANPI) qualora e laddove vi fossero forti responsabilità jugoslave in esso, da non giustificare l’istituzione di una giornata di solennità civile nazionale. La quale, è vero, parla anche più in generale delle complesse vicende del confine nordorientale, ma che per come è nata, nel clima poltico degli anni dei “ragazzi di Salò”, dell’incontro Violante-Fini, ecc., porta un segno di destra, anticomunista, revanscista, ben difficile da equilibrare. Dovremmo “contrattaccare” e proporre il “giorno dell’amicizia fra i popoli”. A partire dal ricordo dei 40.000 italiani che l’indomani dell’8 settembre scelsero di combattere contro il nazifascismo a fianco dela Resistenza Jugoslava (aspetto su cui nel documento ANPI non c’è nulla).

Giovanni Caggiati
febbraio 2018



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