IL PARTITO COMUNISTA NEL CLN TRIESTINO

 

Nella propaganda nazionalista spacciata per informazione storica rispetto alle tematiche del confine orientale, uno dei concetti più ricorrenti è quello del Partito Comunista che non volle fare parte del CLN triestino in quanto si era schierato sulle posizioni jugoslave.
Così ad esempio leggiamo nel sito del Comune di Trieste:

“Il CLN a Trieste era costituito dal Partito Liberale, dalla Democrazia Cristiana, dal Partito d’Azione e dal Partito Socialista ma, a differenza di quelli operanti nell’Italia settentrionale, non poteva più contare sulla presenza dei comunisti in quanto costoro si erano orientati fin dall’autunno del 1944 sulle posizioni filojugoslave. Il CLN di Trieste era drammaticamente isolato dal CLN Alta Italia e i suoi appelli erano caduti nel vuoto in quanto per lo stesso CLN Alta Italia era chiaro che le truppe jugoslave dovevano essere considerate forze alleate alle quali non poteva essere opposta alcuna resistenza, restando come obiettivo prioritario la neutralizzazione delle truppe tedesche presenti in città e nel territorio circostante”.

Ma anche lo storico Roberto Spazzali scrive:
“nell’autunno 1944 con l’uscita del Partito comunista dal CLN di Trieste (unico caso del panorama resistenziale italiano)”.
È quindi il caso di fare un po’ di chiarezza tramite dei documenti che possono spiegarci la situazione.
Il CLN triestino, abbiamo letto nella prima citazione, era isolato dal CLNAI, ma per un motivo ben chiaro e logico: il CLNAI, in quanto organo di governo dell’Italia antifascista riconosciuto dagli Alleati, aveva (giustamente) invitato il CLN triestino a collaborare con il Fronte di liberazione facente riferimento alla Jugoslavia di Tito, governo riconosciuto dalle nazioni alleate.
Pertanto il CLN di Trieste, se voleva avere un riconoscimento internazionale dalla compagine antinazifascista, doveva giocoforza collaborare con l’Esercito di liberazione jugoslavo e (a Trieste) con il Fronte di Liberazione – Osvobodilna Fronta sloveno.
La politica del CLNAI era stata fatta propria anche dal Partito comunista giuliano, e per questo motivo, nell’ottobre del 1944, un delegato comunista, il musicista Giuseppe (Pino) Gustincich, cercò un contatto con il CLN giuliano. Leggiamo ora, come informazione da fonte sicuramente non “slavo comunista”, quanto scrisse don Edoardo Marzari, presidente e tesoriere del CLN giuliano, rappresentante della Democrazia cristiana.
“… in settembre (1944, ndr) mi si presentò a Trieste un certo Pino Gustincich, dicendo di essere stato designato a rappresentare i comunisti però non solo italiani ma anche sloveni. Gli risposi che il CLN era italiano e che non era ammissibile una rappresentanza slava in seno ad esso, esistendo già per gli slavi un loro proprio organo. Egli replicò che le direttive erano state cambiate e che solo a quella condizione il PC poteva far parte del CLN. Risposi che allora il posto del PC sarebbe stato vacante e così di fatto avvenne in seguito e ogni cosa si svolse fino alla liberazione e oltre senza la partecipazione del PCI” (“I cattolici triestini nella Resistenza”, Del Bianco, Udine 1960, p. 30).
Cioè, stando alle affermazioni di don Marzari, non è stato il Partito comunista triestino a non voler entrare nel CLN giuliano, ma il CLN giuliano a rifiutare, dopo avere disatteso le direttive del CLNAI, l’adesione del Partito comunista.
Chissà come mai gli storici accademici non hanno mai preso in considerazione queste affermazioni di don Marzari…

Fonte: La Nuova Alabarda, Giugno 2012

 

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