LA”FOIBA” DI BASOVIZZA, MONUMENTO NAZIONALE: GALLERIA FOTOGRAFICA

S’è più volte detto che il monumento “foiba di Basovizza” rappresenta un falso storico.

In questa galleria fotografica troverete alcuni documenti e poi i cippi che sono stati posti a ricordo e nelle didascalie i motivi per cui tali cippi sono del tutto fuori luogo e privi di valore storico.

Per chi volesse approfondire gli argomenti (le didascalie non possono ovviamente essere esaustive) segnaliamo il dossier sulla Foiba di Basovizza scaricabile qui.

Il monumento prima della “riqualificazione” del 2005
La nuova copertura del pozzo, ancora più estesa della copertura precedente, però…
… va innanzitto dimostrata la reale apertura del pozzo (esplorazione effettuata nel 1947 foto in Archivio Comune di Trieste)
Secondo molti propagandisti, a Basovizza sarebbero stati condotti prigionieri legati uno ad uno col filo di ferro e poi, sparando al primo della fila, sarebbero precipitati a decine nel pozzo. Basta guardare l’apertura dell’abisso per rendersi conto che una cosa del genere è pura invenzione, ideata da chi non ha neppure mai visto lo stato dei luoghi (esplorazione effettuata nel 1947 foto in Archivio Comune di Trieste).
Il cippo con lo spaccato del pozzo e la stratigrafia del contenuto. In realtà il pozzo è stato svuotato quasi completamente nel 1954 e poi usato come discarica fino alla copertura avvenuta nel 1959. Al centro della pietra è posta la “lampada della fraternità”, per la quale vi consigliamo la lettura nel dossier citato prima.





particolare del cippo, foto scattata nel giugno 1996: 
– livello originario metri 500
– settore di 300 metri cubi contenenti salme infoibati
foto scattata nel giugno 1997:
– il livello originario passa a metri 256 (che è l’esatta profondità del pozzo, in effetti)
– ma i metri cubi contenenti salme infoibati passano da 300 a 500.
e questo è un monumento nazionale…
La “lampada della fraternità”, dietro cui è stato appeso un “santino” a ricordo.
Ecco il particolare del “santino”: come si vede si tratta di un militare morto in combattimento nella Slovenia occupata dall’Italia. Cosa c’entri con il monumento di Basovizza non si sa.
Questo invece lo stato della lampada nell’estate del 2015 ricoperta da “santini” ed “ex voto”.
Nel 1943 i Carabinieri facevano parte dei corpi militari di repressione della Resistenza; dopo l’annessione dei nostri territori all’Adriatisches Kustenland furono inquadrati nell’esercito del Reich e poi sciolti il 25/7/44, perché la maggior parte di essi non erano “collaborativi”. I carabinieri “infoibati, scomparsi e soppressi” da quel momento in poi non erano più appartenenti all’Arma ma inquadrati in altri corpi collaborazionisti. Il lasso di tempo che va fino al 1947 è invece del tutto incomprensibile, visto che dopo la fine della guerra non vi erano più Carabinieri a Trieste, che era stata staccata dall’Italia.
Cippo in memoria degli agenti di PS “infoibati”: dei 140 poliziotti “scomparsi” nei 40 giorni, 67 risultano nei ranghi dell’Ispettorato Speciale di PS corpo repressivo che si distinse per la brutalità e violenza del proprio comportamento. Risulta da atti giudiziari che un agente di PS fu ucciso ed il suo corpo gettato nel pozzo di Basovizza, il torturatore Mario Fabian, che era stato condannato a morte da un tribunale militare jugoslavo già nel corso del conflitto.
Questo cippo ricorda le vittime civili. E’ l’unico che potrebbe avere un senso (anche se non a Basovizza), ma non comprendiamo la simbologia esoterica che è riprodotta sulla pietra.
Nei primi giorni del maggio 1945 un centinaio di guardie di finanza furono arrestate e condotte nei campi di prigionia oltre confine. Nessun finanziere però è stato infoibato a Basovizza, perché i nominativi degli arrestati non rientrati risultano negli elenchi degli internati, la maggior parte a Borovnica.
Questa lapide si trovava, fino a qualche anno fa, sulla caserma della GdF al confine di Basovizza. I nominativi sono dati tutti per infoibati a Basovizza, mentre si sa che i seguenti furono tutti internati a Borovnica: Abbondanza, Acanfora, Barone, Battaglia, Bonaduce, Bonetto, Caruso, Cerulli, Chianura, Chironi, Ciarlante,
Coccimiglio, Corsale, Cunsolo, De Ninno, Di Gennaro, Di Gregorio, Gandini, Giuliano, Imbesi, LaSpada, Lecce, Lieggi, Malatesta, Manos, Marino, Murgia, Navetta, Pantalena, Peralta, Piucca, Porcedda, Saccone, Saraceni, Sardo, Scaglione Scialpi, Serra, Spinelli, Stassi, Testi, Tolardo, Zacchigna e Zappone. Molea invece morì durante il tragitto verso Borovnica.
Si noti inoltre che Barone C., ultimo nome della prima colonna è anche il primo della seconda (tra l’altro fu arrestato a Fiume e non a Trieste); e che Giandino e Giardino sono la stessa persona, il cui nome è stato trascritto erroneamente.
Cippo della Federazione Grigioverde, che anni dopo apporrà la targa che pubblichiamo più avanti. Si noti il riferimento ai militari “stranieri”: ancora oggi si dice che anche militari neozelandesi furono “infoibati” a Basovizza. Però…
… a proposito dei “neozelandesi infoibati a Basovizza”: questa la smentita ufficiale del Ministero della Guerra neozelandese, pubblicata sul numero del 25/4/96 del periodico Novi Matajur.
Il testo (della Federazione Grigioverde) non è molto leggibile, ma ne estraiamo alcune frasi, perché bene sintetizzano come la falsità propagandistica è stata poi eretta a “verità storica di regime”: “fummo precipitati a centinaia (…) nessuno ci potrà mai contare (…) essere italiani la nostra colpa (…) torme di invasori calati nella nostra terra sotto l’influsso di una malefica stella vermiglia (…)”. Certe frasi, tipiche del propagandismo fascista, non dovrebbero avere cittadinanza in un sito “monumento nazionale”.





Una “poesia”, di scarso valore letterario ma interessante perché pone apposta un accento sbagliato sul nome della località di Borovnica, che è accentato sulla i e non sulla o, come invece pretende la figlia di un “infoibato” istriano, Domenico Muiesan, che lei stessa così descrisse: “Mio padre era irredentista, legionario fiumano, volontario della guerra d’Africa, di sentimenti fascisti insomma”. Fu arrestato a maggio 1945 a Pirano e presumibilmente fucilato (era stato anche accusato di avere compiuto malversazioni nel suo ruolo di impiegato comunale).
Infine pubblichiamo il più volte citato “documento dell’Ozna” che (si dice) “ammetterebbe” gli infoibamenti a Basovizza. In realtà viene semplicemente riferito che gli angloamericani avevano recuperato circa 250 kg di resti umani (pari a circa dieci salme). Negli anni questa cifra verrà riferita non più al peso ma al volume e si inizierà a parlare di 250 “metri cubi” di salme…
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