IL TEMA DI (IM)MATURITA’ SULLE FOIBE DI FERNANDO INCITTI (CASAPOUND)

TEMA DI IMMATURITÀ: LE FOIBE SECONDO INCITTI DI CASAPOUND.

Come faremmo senza l’utilissimo blog di Ugo Maria Tassinari, “Fascinazione” (ogni gioco di parole è voluto…), nel quale troviamo tutto ciò che avremmo voluto sapere sulle “nuove” (nuove? ma se sono sempre le stesse da quasi un secolo…) destre? Infatti è solo su questo sito che siamo riusciti a trovare, quasi due anni dopo l’evento, il testo del tema di maturità sulle foibe che sarebbe costato (secondo il suo autore) la bocciatura.

http://www.fascinazione.info/2010/07/le-foibe-una-bocciatura-e-i-poliziotti.html#more

Ricapitoliamo. Nel 2010 tra i titoli dei temi di italiano per l’esame di maturità si poteva scegliere uno di argomento storico, sulle foibe (“Il ricordo della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe”) ed uno di coloro che scelsero questo titolo era il responsabile del Blocco studentesco (movimento collegato a CasaPound) per la provincia di Frosinone, Fernando Incitti.

Incitti ha sostenuto che la sua bocciatura è stata “politica”, ecco come si descrive (con scarsa obiettività e modestia, peraltro). Lo riportiamo con gli errori di battitura inclusi (grassettati), onde valutare pienamente la preparazione del maturando.

Il (…) 22 giugno (…) scelgo di eseguire il tema storico sull’orrore delle Foibe e delle controversie che hanno colpito il confine orientale italiano, dall’impresa di Fiume fino agli anni seguenti all’’orrore messo in atto dai partigiani titini. Mi soffermo soprattutto appunto sull’impresa di D’Annunzio e dei suoi legionari, sull’avanzata jugosvlava verso i nostri confini, sulll’orrore delle Foibe, sul dramma dell’Esodo e degli esuli dimenticati ed abbandonati in quegli anni (sulla responsabilità dei partigiani della Brigata Garibaldi) e sul silenzio successivo durato decenni. Il tema è scritto molto bene formalmente, è lineare e scorrevole. I professori non possono danneggiarmi più di tanto ed infatti ottengo la minima sufficienza (comunque vergognosa) nella valutazione. Sono l’unico su 24 persone a scegliere questo tema storico.

Segue il testo del tema, dove abbiamo evidenziato in grassetto errori sintattici, ortografici o di battuta, lasciando però a voi il gusto di individuare le castronerie storiche (sono troppe per evidenziarle tutte).

Quante lacrime hanno versato le terre d’Istria, Fiume e Dalmazia. La loro è una storia drammatica, infinita, per molto tempo dimenticata; ma soprattutto eroica. Oggi quelle terre vengono denominate Croazia, Slovenia; la bellissima Ragusa viene chiamata Dubrovnik; per molto tempo sono state chiamate Jugosvlavia; per spiegarne le ragioni bisogna partire da lontano ed andare ad analizzare tutte le controversie che hanno colpito il confine orientale italiano nel Novecento. Anno 1919: Gabriele D’Annunzio non accetta che la città di Fiume non sia parte del Regno d’Italia. In un Europa ancora lacerata dalle ferite del primo conflitto mondiale, il Vate ed i suoi volontati, molti dei quali denominati “Uscocchi”, assediarono la città di Fiume fino ad arrivare alla sua occupazione tra dinamismo e fervore giovanile. Il Regno d’Italia intervenì contro D’Annunzio e le sue truppe che abbandonarono la città dopo un estenuante resistenza. Prima e durante la Seconda Guerra Mondiale l’Italia Fascista annette all’Impero l’Albania ed estese i suoi territori fino ai pressi della Grecia. Il declino italiano ebbe ufficialmente inizio con la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943 con le truppe alleate. Con le truppe dell’Asse in difficoltà su tutti i fronti ed un’Italia divisa a metà, le truppe jugosvlavo-comuniste del Maresciallo Tito avanzarono verso Trieste senza avere pietà di tutto ciò che poteva definirsi italiano. Qui ebbe inizio l’orrore. Tito ed i suoi soldati pianificarono un vero e proprio genocidio nei confronti delle popolazioni d’Istria, Fiume e Dalmazia. A migliaia furono rastrellati e gettati in alcune gigantesche fosse naturali del terreno: le Foibe. Alla fine le vittime saranno circa ventimila; loro unica colpa: essere italiani. I partigiani italiani della Brigata Garibaldi parteciparono all’attuazione di questo crimine. La città di Trieste divenne il confine d’Italia. A partire dal 1948 più di trecentomila istriano-dalmati furono costretti ad abbandonare le loro case e la loro terra. Tito aveva deciso che ogni componente italiana di quelle terre dovesse diventare jugosvlava. Tristissimi furono i casi delle navi e dei treni degli esuli respinti come ad esempio a Bologna dai comunisti locali. La nuova Repubblica Italiana ed Alcide De Gasperi non resero mai noto al mondo questo orrore. Più di sessant’anni di silenzi e di bugie. Vergognoso il fatto che molti politici italiani non furono d’accordo a rendere ufficiale il Giorno del Ricordo. Adesso molti degli esuli vivono in tutta Italia e non hanno più potuto abbracciare la loro terra. Le menzogne e le crudeltà non potranno mai negare il fatto che in Istria, Fiume e Dalmazia anche le pietre parlano italiano.

Forse siamo antiquati, ma definire “scritto bene formalmente” un obbrobrio simile ci sembra un po’ ardito. Che poi secondo lui Jugoslavia si scriva Jugosvlavia la dice lunga su quanto conosca l’argomento su cui pretende di scrivere. Sorge spontanea la domanda sullo stato della scuola italiana se un ignorante simile è riuscito ad arrivare fino alla V liceo, scrivendo in modo da costituire un’offesa (con l’apostrofo, in quanto trattasi di sostantivo femminile, caro Incitti) alla lingua italiana.

Claudia Cernigoi, 30 aprile 2012

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