ATTACCO A CERNIGOI E KERSEVAN SU PATRIA INDIPENDENTE (agg.15/8/2013)

Su Patria Indipendente (periodico nazionale dell’ANPI) di luglio 2013 è stata pubblicata una lettera di tale Piero Petronio, il cui unico fine è quello di censurare la partecipazione di Claudia Cernigoi e Alessandra Kersevan alle iniziative dell’ANPI sulle questioni relative al confine orientale.

Petronio dapprima si “accredita” come esule istriano, ma antifascista, poi chiarisce che l’unico suo scopo è quello di chiedere che le ANPI non invitino più Cernigoi e Kersevan. Tale richiesta è perfettamente complementare alla censura imposta dalla lobby neo-irredentista ai media, nonché ad “amministrazioni, scuole, circoli, enti, testate giornalistiche”, in occasione del 10 Febbraio. Mettere in riga l’ANPI è il tassello mancante.

Le argomentazioni di Petronio in nulla si differenziano dagli argomenti tipici e dal frasario della lobby neoirredentista: le due autrici sono messe in cattiva luce usando razzisticamente il binomio “slovene / non storiche” («la Kersevan e la Cernigoi sono slovene e vengono definite storiche»). Dal punto di vista storiografico, Petronio ripropone la menzogna secondo cui i partigiani jugoslavi indicarono alla Gestapo il nascondiglio di Luigi Frausin. E’ un falso, smentito da tempo da Galliano Fogar – si veda in proposito anche quanto scritto da Claudia Cernigoi.

E’ grave che Patria Indipendente abbia pubblicato una simile lettera senza commento, e ci sono già delle reazioni sdegnate da parte di rappresentanti locali delle ANPI. E’ importante che tutte le sezioni ANPI locali vigilino contro questi reiterati tentativi di censura e contro l’infiltrazione dei settori revisionisti e revanscisti.

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LA PRESA DI POSIZIONE DI ALESSANDRO -SANDI- VOLK

Spettabile redazione di »Patria Indipendente«

Vi scrivo in merito alla lettera di tale Piero Petronio intitolata “Gli istriani, il fascismo e la verità” da voi pubblicata nel n° di luglio 2013 della vostra rivista.

Son uno storico di professione, con tanto di “titoli”, che si è occupato e si occupa della vicenda dell’esodo e (in misura minore) delle c.d. “foibe”. Sono pure socio del Comitato Provinciale ANPI-VZPI di Trieste. E sono per giunta sloveno, appartenente alla minoranza slovena in Italia. Al di là delle “verità” ammannite dal sig. Petronio su fatti, numeri, cause e interpretazioni della storia del c.d. “Confine orientale” nel periodo della seconda guerra mondiale e nel dopoguerra (tra i quali va peraltro segnalata l’infame e assolutamente falsa accusa agli “jugoslavi” di aver consegnato alla Gestapo il dirigente del PCI Luigi Frausin), quello che colpisce nella lettera è il fatto che abbia quale unico scopo quello di screditare pregiudizialmente due ricercatrici quali Alessandra Kersevan e Claudia Cernigoi (e non Cernigoj). Il sig. Petronio lo fa adducendo a sostegno delle sue affermazioni un solo ed unico argomento: le due storiche in questione sarebbero slovene! Secondo la visione del sig. Petronio la loro appartenenza nazionale renderebbe quindi di per se non credibili le loro tesi e ricerche. Si tratta di una affermazione al limite del razzismo e che denota come dietro le affermazioni “politically correct” del Petronio sulla responsabilità del fascismo per quanto accaduto e di rifiuto delle strumentalizzazioni fasciste della Giornata del ricordo, si nasconda la visione del mondo propria del nazionalismo più sciovinista: il motore della storia è la lotta tra nazioni, alcune delle quali sarebbero superiori (anche quanto a interpretazione oggettiva della storia) alle altre. Come interpretare altrimenti il fatto che l’unico denominatore comune degli storici citati come “affidabili” dal Petronio sia la loro appartenenza nazionale italiana?

La realtà è però molto diversa da quanto affermato dal Petronio. Alessandra Kersevan e Claudia Cernigoi sono tra coloro che in ambito storiografico più hanno contribuito a portare alla luce documentazione e dati nuovi sulle vicende della guerra e del dopoguerra nella Venezia Giulia. Quanto alla loro appartenenza nazionale, le due signore non sono affatto slovene. Nonostante i cognomi che portano e la presenza di sloveni tra i loro antenati, anche molto prossimi, nessuna delle due parla e/o scrive lo sloveno. Si tratta di un chiaro esempio di quelle che sono state le conseguenze delle politiche di snazionalizzazione del fascismo, ma anche dell’Italia democratica, nella Venezia Giulia.

Voglio aggiungere che trovo inaccettabile e offensivo che la rivista dell’ANPI dia spazio senza alcun commento ad affermazioni volte unicamente a diffondere pregiudizi nazionalisti e fomentare contrapposizioni nazionali.

Cordiali saluti

Alessandro (Sandi) Volk

p.s.: anche il fatto che il mio nome “ufficiale” sia Alessandro e non Sandi è dovuto alle norme fasciste che proibivano di attribuire nomi “stranieri”, norme applicate a Trieste almeno fino al 1959, anno della mia nascita, anche dalla Repubblica d’Italia (quella nata dalla Resistenza).

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LA RISPOSTA DI CLAUDIA CERNIGOI

Cari compagni, nella mia decennale attività di antifascista, giornalista e storica (nell’ordine), ho ricevuto tanti e tali attacchi da parte fascista che ormai non ci faccio più caso. I siti nostalgici del ventennio, razzisti, xenofobi, come i blog neofascisti, pullulano di insulti ed attacchi alla mia persona, ci ho fatto l’abitudine. Però permettetemi di osservare che sono rimasta non solo basita, ma costernata, dal fatto di dover leggere sulla rivista della “mia” Anpi, associazione alla quale sono da anni iscritta e con la quale collaboro in modo continuativo e produttivo, una lettera firmata da un signor Piero Petronio, che dopo avere asserito che la colpa dell’esodo dall’Istria è del fascismo (per darsi, immagino, una patente di democratico), si lancia in un attacco del tutto gratuito ed insultante nei confronti miei e della storica Alessandra Kersevan, che non è solo la mia editrice ma anche una compagna con la quale collaboro.
Il signor Petronio, del quale non sono note le competenze in materia storiografica, si arroga il diritto di scrivere che “La Kersevan e la Cernigoj sono slovene e vengono definite storiche” come se essere “slovene” (che poi non lo siamo, ma questo ha un’importanza relativa) sia incompatibile con l’essere “storiche”, e prosegue invitando l’Anpi a non invitarci più a parlare di storia del confine orientale, perché, secondo la sua opinione, noi saremmo “speculari” ai fascisti nel modo di fare storia.
Petronio ci accusa di non fare storia. Dimostri dove abbiamo detto delle falsità, ma lo dimostri documenti alla mano, come abbiamo fatto noi scrivendo di storia citando documenti e non chiacchiere o “leggende metropolitane”.
Lo ripeto, sono abituata a leggere attacchi di questo tipo sulla stampa fascista e neoirredentista. Ma che “Patria indipendente” pubblichi un intervento diffamatorio ed insultante come questo, che trasuda razzismo e livore, e che lo pubblichi senza neppure una riga di commento, come se lo condividesse, davvero, non me lo sarei mai aspettato.

Desolata e delusa, ma convinta a proseguire sulla strada della verità storica

Claudia Cernigoi
Trieste, 7 agosto 2013

 

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