MICHAEL PALUMBO, 30 ANNI DOPO: UN’INTERVISTA

Dopo la pubblicazione dell’articolo “Da Fascist Legacy a L’Olocausto Rimosso: il libro ritrovato di Michael Palumbo” e in vista di una riedizione del testo censurato nel 1992, abbiamo contattato l’autore che da 25 anni vive a Taiwan. Gli abbiamo posto una serie di questioni, a partire dall’articolo “Come trucidavamo” apparso su Panorama n.1356 del 12 aprile 1992 e annunciato così sul settimanale: “Giorgio Fabre è andato sulle tracce dei criminali di guerra italiani denunciati dallo storico americano Michael Palumbo. Ne ha trovato uno, Giovanni Ravalli, che smentisce e controaccusa.”

Di seguito al dialogo con Palumbo riportiamo il testo dell’articolo di Fabre insieme ad altri documenti citati e di approfondimento .

Michael Palumbo ci dice, a proposito dell’articolo “Da Fascist Legacy a L’Olocausto Rimosso” :

Prima dell’intervista vorrei rilasciare una dichiarazione di apertura, ringraziandoti per il tuo prezioso aiuto. A causa delle rivelazioni  che ho aperto in così tanti paesi su così tanti argomenti  (la copertura israeliana di nazisti per il finanziamento di armi nucleari, i 150 milioni di intoccabili della casta bassa nascosti dell’India , lo scandalo Waldheim, l’espulsione dei palestinesi dalla loro patria nel 1948 , l’assassinio di Kennedy, la creazione di cyborg schiavi da parte dell’élite tecnologica) sono stato un comprensibile obiettivo per coloro che cercavano di rubare credito dalle mie ricerche. Questo è in parte colpa mia, poiché preferisco passare il tempo a cercare nuovi argomenti piuttosto che a rispondere a piccola gente. Sfortunatamente, individui gelosi in Italia hanno usato ogni trucco e in verità ne hanno inventati di nuovi per rubare credito dal mio lavoro sulla copertura dei criminali di guerra fascisti. Consentimi di presentare alcuni fatti innegabili.


Il mio libro sulla copertura dei criminali di guerra italiani è un modello di ricerca. Con cosa si può confrontare? Ho scoperto i 35000 file della Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra che si ritenevano dispersi o distrutti. Ho scoperto i documenti britannici sulla copertura dei criminali di guerra italiani che così tanti giornalisti e cosiddetti storici hanno usato senza darmi credito. Ho scoperto documenti  militari chiave catturati a tedeschi e italiani. Inoltre, ho usato fonti in arabo, amarico, greco, francese, serbo-croato e russo. Ho inviato uno studente  della Columbia University in Grecia per intervistare i sopravvissuti e ho dato stupidamente queste informazioni a un giornalista televisivo italiano che non mi ha mai citato. Per motivi di sicurezza e legali preferisco non menzionare i miei sforzi per ottenere informazioni dall’Etiopia e dalla Libia di Gheddafi. Non ho ricevuto nemmeno un centesimo in borse di ricerca da qualsiasi fonte. Il mio unico crimine é stato  non ripagare due parenti, ormai andati, perché il libro non è mai stato pubblicato.

Michael Palumbo nel 1992


Eri a conoscenza che “L’olocausto rimosso” era stato effettivamente prodotto ? Il ritrovamento di una copia superstite dopo 28 anni conferma la notizia delle 8000 copie stampate e poi mandate al macero data dall’articolo di Simonetta Fiori su La Repubblica del 17 aprile 1992, che invece la direttrice editoriale dell’epoca cercava di smentire. Nello stesso articolo si parla di “una lunga gestazione…Un’ elaborazione che ha richiesto verifiche continue, accertamenti, note, un’ accurata ricerca bibliografica. Più d’ una volta abbiamo chiesto a Palumbo di argomentare meglio la sua denuncia.” Come sono andate effettivamente le cose con Rizzoli?


Prima c’è stata la copertura stampa in Italia che ha portato al documentario della BBC nel novembre 1989. Ho avuto le mie 15 ore di fama. La BBC mi disse che sarei diventato famoso come (l’uomo dell’anno) Salman Rushdie, ma non ero sicuro che questo fosse così buono visto il tentativo di assassinio contro di lui e le minacce contro di me da parte di veterani italiani e dell’MI5 britannico. Il muro di Berlino è caduto quella notte e ha impedito una diffusione mondiale della copertura stampa italiana [vedi in fondo a questa pagina: 9 NOVEMBRE 1989, DALL’INTERVISTA TELEVISIVA A LONDRA ALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO].  RaiUno ottenne un contratto per il documentario ma non l’ha mai mostrato in Italia. Grazie alla copertura stampa italiana ottenni un contratto con Rizzoli. Non mi hanno mai contattato mentre il libro veniva tradotto. Nel 1992 ricevetti una telefonata da un giornalista italiano che mi informava che Ravalli stava minacciando un’azione legale. Poi ne ho ricevuto un’altra che mi diceva che tutto sembrava a posto dato che Ravalli si era intrappolato da solo con una stupida menzogna  quando aveva sostenuto che Simon Wiesenthal  aveva partecipato al suo processo dichiarandolo innocente. Wiesenthal confermò di non aver mai messo piede in Grecia fino agli anni ’50. Rizzoli mi disse che avrebbero pubblicato il libro con un inserto che chiariva il caso Ravalli poiché tutte le altre note erano a posto.
Tuttavia ad un certo punto, non sono sicuro quando, Rizzoli mi disse che c’era poco interesse, quindi ho pensato che avessero stampato solo un migliaio di copie. Ho scoperto da un giornalista olandese che il libro era stato cancellato. Da quando mi è stato detto che Ravalli era un uomo di una qualche influenza, ho pensato che avesse indotto gente del  governo a minacciare Rizzoli. Nel 1989 mi dissero che avevo perso milioni. Nel 1992 forse persi quasi altrettanto, dal momento che il libro, nella lista dei bestseller in Italia, avrebbe portato alla sua pubblicazione in Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone. Sono diventato un senzatetto a causa di gravi problemi finanziari e familiari.

Fu l’articolo “Come trucidavamo” di Giorgio Fabre su Panorama, nato in effetti come  lancio promozionale del libro, a provocarne invece l’affossamento, per le minacce di querela di Giovanni Ravalli che spaventarono la casa editrice. E’ vero che in seguito a questo la Rizzoli ti chiese di approfondire il capitolo sulla Grecia? La copia del libro in nostro possesso risulta essere stampata nel marzo 1992 e riporta “Prima edizione: aprile 1992”. L’articolo di Fabre lo dava ancora in uscita per il 15 settembre: forse volevano avere il tempo di aggiustare qualcosa di più. Poi il progetto è definitivamente saltato, probabilmente anche per “le concomitanti pressioni di ambienti influenti della politica e del mondo militare” (come affermava la rivista Millenovecento).


Non ricordo di aver sistemato nulla, dal momento che non riuscivo a trovare nulla che avesse bisogno di essere sistemato. C’è da aspettarsi che la traduzione di un libro le cui fonti siano in così tante lingue possa avere dei dettagli che non vengano verificati. È stata una mia sfortuna che questi pochi dettagli abbiano coinvolto un uomo con l’influenza di Ravalli che poteva minacciare Rizzoli anche se aveva ricevuto tre ergastoli per i suoi crimini di guerra. Come il Muro di Berlino nel 1989, la mia vita è stata afflitta dalle  coincidenze significative (negative) di C.G.Jung  che mi hanno impedito di ottenere credito per i miei contenuti e nuove rivelazioni. Utilizzando le ultime scoperte scientifiche, ho verificato i brillanti concetti di coincidenze significative di Jung  nel mio nuovo libro “Thank God I’m An Atheist”. [Si tratta di un libro autobiografico nel quale l’autore suggerisce che “esiste un modello nella nostra vita che differisce sia dal dogma religioso che dall’universo casuale degli atei come Richard Dawkins. In ognuno dei 12 capitoli utilizzo la scienza del 21° secolo per cercare di spiegare le strane coincidenze nella mia vita…”. Si trova in lingua inglese presso l’autore.]

Per Fabre la grande lacuna del libro è non avere usato documenti italiani e nel caso specifico di Ravalli solo un testo dell’Uffico ellenico dei criminali di guerra (“Les atrocités des quatre envahisseurs de la Grèce – Allemands, Italiens, Bulgares, Albanais” Atene, 1946). Avendolo però anche noi sottomano possiamo notare che a parte le storpiature di alcuni nomi riportate poi anche ne “L’olocausto rimosso” e le accuse nei suoi confronti che rigetta, Ravalli ne conferma il contenuto in molti punti, a partire dal suo processo che si è svolto come egli lo ha descritto, dalla sentenza di morte certa alla condanna all’ergastolo dopo l’arrivo di documenti dall’Italia (che affermavano che non poteva essere tra coloro che, con le loro funzioni, erano normalmente chiamati a dare ordini o a compiere gli atti che gli venivano rimproverati). Come risponderesti a Fabre?


Sfido chiunque a segnalare un qualsiasi lavoro storico, dalla storia antica a quella contemporanea, che presenti una ricerca così innovativa su così tante nuove fonti e che chiarisca così tante questioni importanti. In seguito ho scoperto che quando ho presentato il manoscritto alla BBC il loro capo ricercatore storico ha esclamato che avrebbe potuto realizzare documentari televisivi per il resto della sua vita sulla base delle mie rivelazioni. Un altro dirigente della BBC disse che mi ero fregato da solo firmando un contratto con il programma Timewatch poiché il mio libro non avrebbe dovuto essere un documentario di 2 ore ma un evento speciale di 6 ore. Includere ulteriori dettagli sarebbe stato eccessivo. Le proteste di un assassino come Ravalli non dovrebbero sminuire l’importanza fondamentale del libro che offre uno spaccato unico della storia italiana moderna fino al momento attuale in cui il fascista Trump esalta Mussolini,  l’ispiratore delle sue gesta.

Giovanni Ravalli nel 1992


Ravalli fu processato dalla Corte Speciale dei Criminali di Guerra di Atene, con procedimento che iniziò il 18 febbraio 1946.

Ravalli fu condannato per:

-Partecipazione a un incontro con il comandante dei Carabinieri Emilio Jona e il colonnello Venieri durante il quale è stata presa la decisione di uccidere 50 cittadini greci come misura punitiva.
-Non aver informato i suoi superiori di una serie di omicidi commessi dall’ Ohrana e dell’uso abitudinario della tortura da parte dell’esercito italiano nella prigione di Kastoria, nonché durante le operazioni di contro-insurrezione.
-Imprigionare civili in condizioni disumane senza un valido motivo.
-Non aver informato i suoi superiori del saccheggio commesso dall’esercito italiano e dall’ Ohrana.
-Terrorizzare la popolazione locale attraverso arresti sfrenati e perquisizioni domestiche.
-Partecipazione alle esecuzioni.
Il 10 giugno 1946, Ravalli fu condannato a
un totale di tre ergastoli, i suoi beni furono confiscati dallo stato e gli fu ordinato di pagare le spese derivanti dal processo.

(da: Spyros Gasparinatos  “Greek Occupation Governments – Trials of Collaborationists and War Criminals”, 2015).

Poi ci fu il salvataggio per opera del governo italiano, la successiva carriera diplomatica e politica, come prefetto di Palermo e Roma.  Di sicuro interesse per le implicazioni che ha comportato è che “già nel gennaio 1953 l’ex tenente della Divisione Pinerolo, condannato dal Tribunale di Atene per crimini di guerra e ritornato in Italia alla fine del  1950 solo al termine di una lunga trattativa diplomatica, venne individuato come il funzionario più adatto a essere incaricato di seguire, nella Presidenza del Consiglio dei Ministri, la documentazione sui crimini di guerra commessi dai tedeschi.” Ricordiamo che fu solo nel novembre 2000 quando il giornalista Franco Giustolisi denunciò l’esistenza di un armadio, rinvenuto nel 1994 in un locale sede di organi giudiziari militari a Roma, nel quale erano stati occultati numerosi fascicoli relativi a crimini di guerra commessi dai nazifascisti durante l’occupazione sul territorio italiano: il tristemente famoso “armadio della vergogna”.   Cosa aggiungere?

Dati i fatti che hai citato, più il fatto che Ravalli è stato beccato a mentire su Simon Wiesenthal dicendo che era innocente, come si può dire che ho vittimizzato questo astuto criminale? Chiaramente Ravalli ha vittimizzato me!!!


Hai cercato qualche altra strada per pubblicare “L’olocausto rimosso”,un lavoro che ti aveva preso più di dieci anni per essere completato?


Alcuni anni fa ho avuto la possibilità di pubblicare il libro con un importante editore tedesco, ma alcuni individui gelosi che stavano cercando di rivendicare il merito per una questione che avevo aperto hanno approfittato della mia  natura ingenua ed usato il caso Ravalli per interrompere la pubblicazione del mio libro in Germania; ero stato avvertito di non collaborare con questi soggetti, ma a causa della  mia natura fiduciosa di Asperger sono rimasto vittima del loro complotto. Forse tutti i gelosoni di India, Medio Oriente, Europa e Stati Uniti dovrebbero unirsi a livello mondiale in un “Club dei Salieri”  (sebbene io non mi paragoni a Mozart) per impedire il riconoscimento del credito in ognuno dei miei numerosi progetti innovativi.

In una nota su “L’olocausto rimosso” tratta dal suo libro “Il cattivo tedesco e il bravo italiano” (2013) Filippo Focardi scrive: “Dalla lettura delle bozze del volume, che ho avuto modo di svolgere alcuni anni fa, ho tratto la convinzione di un uso scientificamente non rigoroso del pur importante materiale raccolto dall’autore.” Come gli potresti rispondere?


Nomino questo personaggio come presidente del “Club dei Salieri”. Ha sufficiente mancanza di visione, ingratitudine, natura subdola (ha giocato un ruolo chiave nel prevenire la pubblicazione del mio libro in Germania) ma soprattutto un linguaggio pretenzioso e assurdo che lo pone al di sopra della dura competizione per il titolo di presidente mondiale dei gelosoni. Mai nessun progetto di ricerca (fino al mio “Thanks God I’m An Atheist”) ha prodotto tanto quanto il mio libro:

1 / La mia scoperta dei file delle Nazioni Unite sui crimini di guerra ha portato alla mia scoperta dell’accordo del 1960 tra Israele e la Germania Occidentale per la copertura di nazisti in cambio di armi nucleari, l’affare più sporco della storia umana

2 / i resoconti tedeschi sui crimini di guerra italiani furono firmati da Kurt Waldheim, a dimostrazione che il Segretario Generale  delle Nazioni Unite nascondeva il suo passato nella seconda guerra mondiale

3 / La mia scoperta dei registri di soccorso della carestia in Grecia ha dimostrato che gli italiani hanno bloccato gli aiuti alimentari approvati dai tedeschi, che pure si lamentavano delle atrocità italiane in Grecia

4 / I documenti che ho scoperto nel  Public Record Office di Londra non solo dimostrano la copertura britannica dei criminali di guerra italiani, ma mostrano anche come il generale Bellomo sia stato incastrato dagli inglesi.

5 / Dopo aver lavorato sui file dei crimini di guerra, negli stessi archivi delle Nazioni Unite ho trovato documenti sull’espulsione israeliana dei palestinesi dalla loro patria nel 1948, che è nel mio libro “The Palestinian Catastrophe”, pubblicato da  Faber & Faber, l’editore più prestigioso del mondo.


In una intervista a Epoca nel 1989 rispondevi così alle accuse che con il documentario della BBC avevi ordito un complotto anti-italiano: “Io non ho ordito un bel niente, e direi che gli italiani che si risentono, forse perché non hanno ancora visto il mio documentario, stanno prendendo un abbaglio, oppure sono in malafede. Nel luglio 1992, pochi mesi dopo la cancellazione del tuo libro era pronta la versione italiana di Fascist Legacy curata dal regista Massimo Sani che non venne però mai trasmessa dalla Rai. Di cosa sono stati privati gli italiani con queste censure?


Sono riluttante a dare una risposta dettagliata a questa domanda perché significherebbe commentare la politica italiana. Ma supponiamo che le persone siano state truffate nell’ avere un governo più rappresentativo dopo la seconda guerra mondiale quando il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno imposto loro un governo dominato da criminali di guerra fascisti.Mi piacerebbe pensare che l’Italia, ma anche gli Stati Uniti, avrebbero un governo diverso se tutti ci rendessimo conto che non esiste un fascismo benevolo. Forse l’Italia avrebbe potuto guidare il mondo del comunismo democratico o del comunismo dal volto umano.


Di cosa ti sei occupato negli anni successivi al 1992?


Dovrei notare che durante le mie 15 ore di fama l’MI5 britannico non riusciva a credere che io avessi trovato così tanti documenti che erano  stati declassificati per errore. Sospettavano che avessi ricevuto aiuto dall’interno degli archivi britannici. Fortunatamente, dopo che il muro di Berlino è caduto e tutta l’attenzione svanita, mi hanno lasciato in pace. Ma i miei veri problemi non erano finiti poiché non riuscivo a trovare un impiego nel campo dell’insegnamento. È difficile per gli italiani comprendere il potere della lobby pro-israeliana negli Stati Uniti che non può perdonare i miei 2 libri pro-palestinesi. A causa di problemi finanziari estremi sono finito qui a insegnare inglese a Taiwan. I miei due libri con Faber & Faber e un  libro con Bloomsbury più i miei documentari TV e la mia lunga lista di scoperte  qualificano facilmente la superiorità delle mie ricerche, ma Antonio Salieri (la nemesi di Mozart) ha molti seguaci nel mondo accademico americano.


Cosa vorresti aggiungere ai lettori italiani che forse tra qualche mese saranno in grado di leggere il tuo libro “L’olocausto rimosso?”


“ I libri non sono fatti per crederci, ma per essere sottoposti a indagine. Di fronte a un libro non dobbiamo chiederci cosa dica ma cosa vuole dire.” (Umberto Eco).

Questo è certamente vero per “Thanks God I’m An Atheist”, ma anche per il mio lavoro sui crimini di guerra italiani che ha un grande significato per gli italiani:

1 / Anche se fortunatamente aveva un esercito molto più debole per attuare i suoi piani, Mussolini aveva la stessa politica di Lebensraum (spazio vitale) genocida della Germania e del Giappone.

2 / Il governo italiano del dopoguerra che contava criminali di guerra fu imposto per motivi politici dagli alleati che erano ben consapevoli del fatto che esso includesse dei genocidi. Questi sono i punti centrali. Il resto sono chiacchiere.


Se il libro ripubblicato in Italia attirerà l’attenzione, spero di poter produrre un nuovo documentario televisivo che includa tutto ciò che non è stato mostrato nel 1989:

1 / Il ruolo di Mussolini nella carestia greca

2 / Knude Holmboe in Libia confrontato a Lawrence d’Arabia

3 / Il ruolo di Badoglio in Libia che non è mostrato nel film “Il leone del deserto”

4 / Il ruolo statunitense nel nascondere i fascisti sulla base dei documenti che ho scoperto a Washington

5 / Il ruolo di Salò nelle retate di ebrei e nelle atrocità contro i partigiani comunisti

6 / I prigionieri di guerra del Regno Unito maltrattati dai fascisti peggio che i nazisti

7 / La mancata Norimberga o Tokyo italiana

8 / La riabilitazione di Mussolini da parte di  Hollywood e di Renzo De Felice

9 / Le minacce contro di me nel 1989 da parte di veterani italiani, MI5 e lobby pro-israeliana nel Regno Unito

a cura di Ivan Serra

2 settembre 2020


da Panorama n.1356 del 12 aprile 1992

REVISIONI STORICHE/PALUMBO RACCONTA I CRIMINI DI GUERRA ITALIANI
COME TRUCIDAVAMO
Stupri e torture in Jugoslavia e Grecia. Le prove sono all’Onu. Ma un accusato è ancora vivo, salvato da De Gasperi. E parla.

di GIORGIO FABRE


E’ una guerra feroce, dove il sangue scorre a fiumi e le sevizie abbondano, la guerra che Michael Palumbo racconta nel suo prossimo libro, in uscita il 15 settembre da Rizzoli, L’olocausto rimosso: le vicende dei crimini di guerra compiuti dagli italiani nel corso dell’ultimo conflitto. Il libro è atteso da anni, almeno da quando Palumbo, uno storico americano di Brooklyn, aveva pubblicato nel 1989 gli elenchi dei criminali italiani raccolti negli archivi elettronici delle Nazioni Unite. Ma una cosa è un puro elenco e un’altra ricostruire il dettaglio dei massacri e delle malversazioni: le ruberie, la denutrizione imposta agli slavi nel campo di Arbe, i massacri sadici in Etiopia con l’iprite, lo sterminio dei beduini in Cirenaica, le rappresaglie a tappeto in Grecia.
Ma c’è anche una seconda guerra, che Palumbo intende soprattutto raccontare, molto più misteriosa e fredda. È una guerra di carte di ministero e di dispacci segreti, di battaglie nelle commissioni internazionali e di sgambetti diplomatici. Palumbo, insomma, punta a descrivere i sotterfugi e  i trucchi con cui i governi alleati nell’immediato dopoguerra, e con l’aiuto di Alcide De Gasperi da parte italiana, «coprirono» i massacri e i nostri massacratori in Croazia, Francia, Grecia e nelle colonie. Due, secondo lo storico, gli obiettivi di quei governi: fornire protezione ai quadri militari che avevano portato l’Italia verso l’armistizio con gli anglo-americani; e dare protezione a coloro che avrebbero potuto ingrossare nel futuro le file anticomuniste.
In questo lavoro, del resto, Palumbo non è solo. John Loftus e Mark Aarons hanno di recente pubblicato un libro, Unholy Trinity, che segue grosso modo queste piste, ma dietro agli ustascia croati che secondo i due autori furono aiutati nella loro fuga verso il Sud America e l’Australia dagli alleati, da De Gasperi e dalla Chiesa.

Ma… Ci sono molti ma. Loftus e Aarons hanno preso per esempio una cantonata: due documenti, reperiti neglí archivi della Cia, si sono già dimostrati dei a falsi d’epoca», prodotti dal famoso Scattolini, che mandava rapporti seminventati dal Vaticano.


QUERELA
E anche per Palumbo c’è un ma: un ma molto pesante. Panorama ha infatti intervistato uno di coloro che Palumbo indica come criminali di guerra italiani, l’allora tenente di complemento Giovanni Ravalli (vedere intervista qui accanto). Un nome, tra l’altro, che mancava nell’elenco che Palumbo aveva dato alle stampe tre anni fa. Ravalli smentisce tutto ciò che di lui dice il libro, e assicura che querelerà sia lo storico che la Rizzoli.
In effetti, ciò che Palumbo racconta di lui fa rizzare i capelli. Il tenente Ravalli nel 1941 era in Grecia nella divisione Pinerolo a capo del servizio I: quello che si occupava di spionaggio. In questa veste, secondo Palumbo, avrebbe compiuto per lo meno tre atrocità: avrebbe seviziato a morte un poliziotto greco di nome Isaac Sinanoglou: «Dopo aver estratto i denti della vittima con le pinze, Ravalli (che Palumbo qui chiama Ravali e altrove col giusto nome) l’aveva legato alla coda di un cavallo pungolato da una baionetta, per cui il poliziotto fu trascinato al galoppo sfrenato sul terreno pietroso per tre ore. Poi fu appeso per le mani con i polsi legati dietro la schiena, pestato e lasciato sospeso in questa posizione per alcuni giorni». Dopo di che fu giustiziato. Ancora: Ravalli erasolito «stuprare le donne delle quali aveva fatto imprigionare i fratelli, i mariti o i padri». E per finire «autorizzò la tortura di un gruppo di circa 70 prigionieri grcci ai quali vennero asportate porzioni di carne e versati olio bollente e sale nelle ferite».
Ravalli nega. «Fantasie» dice. E per dimostrare quanto Palumbo sia poco fededegno, corregge i nomi storpiati: il colonnello Venieri si chiamava Venier, Era Spataro, non Spatalo. Altadonna, non Altantone. Non nega proprio tutto, però. Per esempio, conferma che delle atrocità in Grecia furono compiute: prima di tutto proprio dal colonnello Venier, Inoltre, Ravalli conferma almeno un episodio  raccontato da Palumbo: le sevizie del tenente Gradenigo contro un povero parroco.


ALL’ERGASTOLO
Ravalli nel dopoguerra venne infatti acciuffato in Grecia e processato tra il febbraio e il giugno 1946. A quanto sostiene lui, la sentenza di morte era certa, quando arrivo a salvarlo un documento del Comando supremo italiano che sostenne l’impossibilità che Ravalli fosse responsabile. Comunque, il 14 giugno 1946 arrivò la condanna all’ergastolo. Passarono quattro anni di carcere. E arrivò la liberazione. Come racconta lui stesso, per intercessione di De Gasperi nel 1950 tornò in Italia.
E qui lo aspettava una luminosa carriera sotto l’ala protettrice di Mario Scelba e di De Gasperi. Nel 1951, in novembre, approdo al gabinetto della presidenza del Consiglio. Come rivela un documento dell’Archivio  centrale dello Stato, lavorava al quarto piano, in Galleria, stanza C. Nella stanza D lavorava il segretario particolare di De Gasperi Francesco Bartolotta, l’amico fraterno che aveva fatto pressioni presso De Gasperi per salvarlo. Nella stanza E, Giulio Andreotti. Numero di telefono diretto di Ravalli, 44194. Negli anni seguenti la carriera di Ravalli fu tutta in ascesa: vice capo di gabinetto di Scelba e infine, il livello più alto, prefetto: a Catanzaro, Reggio Emilia, Palermo e per finire Roma. Una carriera senza grandi incidenti: a Reggio qualche problema con la sinistra per una sua azione contro le farmacie comunali, a Palermo, ancora attacchi da sinistra per la fuga di Luciano Liggio dal carcere e qualche anno dopo, per i suoi rapporti con il mafioso Italo Jalongo.
Ma Ravalli ne usci sempre pulito.
Ma cosa risponde invece Palumbo? La sua difesa sta tutta in una nota finale del libro, in cui dice di essersi servito solo dei documenti della Commissione per i crimini di guerra dell’Onu avendoli controllati con documenti italiani. «Ciò nonostante» aggiunge la nota «nessun singolo individuo va considerato colpevole per il solo fatto di essere stato citato nei documenti, dato che sfortunatamente quasi nessuno degli italiani i cui nomi compaiono in essi è stato sottoposto a processo». Ma non è il caso di Ravalli.
In più, oltre a non aver usato documenti italiani (ed è la grande lacuna del libro), per tutta la storia di Ravalli Palumbo ha usato documenti greci e non Onu: ed esattamente un testo dell’Ufficio nazionale ellenico dei criminali di guerra.
Insomma, sul caso Ravalli, Palumbo non può smentire. E infatti a Panorama dichiara solo: «Ravalli ammette che in Kastoria altri ufficiali hanno commesso atrocità, a cui lui però non ha partecipato. Vuol dire che è stato un bravo cattolico».
Resta però da capire che cosa successe davvero in Grecia. Forse il caso verrà riaperto, il processo ristudiato da capo. Per ora un dato è certo.
Ravalli mostra a Panorama una copia dattiloscritta di una lettera che scrisse ai familiari dal carcere di Atene, poco prima della sentenza, il 4 giugno 1946. In questa lettera narra anche un episodio del processo. Gli si avvicinò un uomo e gli disse in francese: « Tutto ciò che hanno detto contro di voi sono delle menzogne», «Appresi poi» racconta Ravalli nella lettera «che si trattava del famoso avvocato Wiesenthal di Vienna», «Era Simon Wiesenthal» conferma a voce.
Storia finita, dopo una cosi prestigiosa testimonianza a favore? Girato l’episodio al Centro documentazione di Vienna, ecco quello che risponde Simon Wiesenthal: «Sono di Linz e non di Vienna, all’epoca non ero famoso e sono stato ad Atene per la prima volta nel 1949. lo so solo questo».

MI DICHIARO INNOCENTE (intervista a Ravalli)
Non si può proprio dire che Panorama abbia «scovato» Giovanni Ravalli dopo mille peripezie. Il prefetto, 83 anni, abita in una bella casa di Roma, con la moglie greca (conosciuta nel 1941). Ed è disponibile. La conversazione è lunga, lucida, piena di digressioni. Ma quando legge ciò che Michael Palumbo racconta di lui sobbalza. Sono le frasi che gli attribuiscono sevizie, stupri, massacri, compiuti in Kastoria, Grecia, tra il 1941 e il 1943: «Ma queste sono fantasie» dice. «Per questo io devo dare querela».
E poi incomincia a raccontare. Per esempio del gendarme Isaac Sinanoglou. che secondo Palumbo egli avrebbe orrendamente seviziato: «Sinanoglou era un gendarme greco» racconta il prefetto. «E subornava gli altri poliziotti perché disertassero per iniziare la lotta partigiana. Era l’inizio del ’43, Poi una notte scappù, portandosi dietro otto fucili e si dette alla macchia». Ma venne preso. «Allora dal comando superiore venne l’ordine di fucilare questo gendarme. Ma ci furono delle difficoltà perché degli ufficiali superiori, compreso me, nessuno volle accettare l’incarico di fucilarlo. L’ordine comunque venne dato dal colonnello Venier».
C’è un’altra accusa che lo riguarda: di essere stato uno stupratore. «Si, in un paese ci fu una prostituta che disse che io l’avevo sverginata. Ma quella era stata sverginata vent’anni prima. No, violenze private di nessuna specie. Anzi, certe volte passavo per strada e mi chiamavano: Giovanni vieni a prendere il caffè con noi».Comunque, anche gli inglesi consideravano Ravalli un sanguinario. Palumbo ha scovato un dispaccio dell’ambasciatore inglese ad Atene che lo definì all’epoca un «noto massacratore». Anche in questo caso Ravalli contesta: «Gli inglesi ce l’avevano con me». E il motivo era che più di tutti Ravalli, dopo l’armistizio dell’8 settembre, si oppose alla spoliazione della divisione Pinerolo da parte dei partigiani e degli inglesi. «Per questo i rapporti inglesi mi descrivevano come un massacratore».Ma come sarebbero nate tutte queste accuse contro di lui? La spiegazione che dà il prefetto è che lui era l’unico ad avere veri rapporti con la popolazione, «perché conoscevo il greco». E poi si mise contro i greci perché denunciò al comando una situazione anomala: il colonnello Venier (morto da tempo), al quale, durante la conversazione, Ravalli dà spesso del traditore, «aveva collegato per telefono il centralino del comando con l’abitazione privata del prefetto del luogo, il marchese Mexas, il quale conosceva la lingua italiana e sapeva tutto quello che succedeva il giorno dopo. Sapeva che una compagnia doveva uscire per andare a comprare legname o carne. E infatti quel reparto veniva regolarmente aggredito dai partigiani. Denunciai questo fatto e la popolazione non mi fu favorevole».
Ma il prefetto ha anche altri ricordi. Oltre alle fucilazioni di Venier ricorda un episodio narrato pure da Palumbo: «L’unico che, ha commesso atrocità è stato Gradenigo, che apparteneva all’alta nobiltà veneziana, come Venier. Ha fatto spogliare un parroco e l’ha costretto, sotto la minaccia di una pistola, a masturbarsi dinanzi a tutti. I soldati me lo dissero e io lo denunciai».
Resta ancora un mistero: come mai un uomo così pesantemente condannato in Grecia (ergastolo) abbia fatto poi tanta carriera in Italia, Ravalli mostra il documento del Comando supremo del dopoguerra che lo scagiona dalle responsabilità delle fucilazioni (anche se non delle eventuali violenze private). E poi ci fu l’aiuto di De Gasperi, «Francesco Bartolotta, che era segretario particolare di De Gasperi era mio compagno di scuola e si interessò di me come di un fratello». De Gasperi fece un paio di viaggi in Grecia nell’immediato dopoguerra. Durante il primo pretese che tutti i prigionieri italiani venissero líberati. Furono liberati tutti, escluso Ravalli. Al secondo viaggio, però, De Gasperi, che venne a sapere di Ravalli da Bartolotta, pose una condizione: «Ordinò che la seconda rata delle riparazioni di guerra dovute alla Grecia non venisse  pagata se prima non fossi stato liberato. E CosÌ successe».

GIOVANNI RAVALLI E “L’OLOCAUSTO RIMOSSO”

Riportiamo i paragrafi del libro “L’olocausto rimosso” dove viene citato il tenente Ravalli. Da notare nelle prime pagine la storpiatura del nome in Ravali.


“L’olocausto rimosso” pag. 169 – 172

Forse il caso di tortura più ripugnante registrato in Kastoria fu perpretato dal tenente Giovanni Ravali , capo della II Sezione di quel distretto, e dai suoi assistenti. Un giovane poliziotto greco di nome Isaac Sinanoglou era stato accusato di aver liberato numerosi greci imprigionati dai fascisti. Dopo aver estratto i denti della vittima con le pinze, Ravali l’aveva fatto legare alla coda di un cavallo pungolato da una baionetta, per cui il poliziotto fu trascinato al galoppo sfrenato sul terreno pietroso per tre ore. Fu poi appeso per le mani con i polsi legati dietro la schiena, pestato e lasciato sospeso in questa posizione per alcuni giorni. Di tanto in tanto gli veniva strofinato del sale sulle ferite. Sinanoglou aveva la tremenda sfortuna di possedere una forte costituzione fisica: era ancora vivo dopo una settimana di quel trattamento. A questo punto sembrò che i suoi persecutori si fossero stancati di lui, dal momento che gli fecero scavare la fossa – in ginocchio, perché non poteva più reggersi in piedi – e alla fine lo giustiziarono, lasciando la tomba senza nome.
Il tenente Ravali si rese colpevole di molte altre violenze.
Era per lui consueto stuprare le donne delle quali aveva fatto imprigionare i fratelli, i mariti, o i padri. Egli autorizzò inoltre la tortura di un gruppo di circa 70 prigionieri greci, ai quali vennero asportate porzioni di carne e versati olio bollente e sale nelle ferite. Molti furono legati per le mani e fatti oscillare come pendoli mentre venivano percossi. Se le vittime svenivano, si facevano rinvenire con l’acqua fredda o con iniezioni di canfora per poter continuare la tortura. Tali violenze non costituivano avvenimenti occasionali o isolati nella Kastoria; facevano invece parte di una procedura consueta.

Gli italiani collaborarono strettamente con i bulgari che occupavano la regione confinante con la Kastoria. L’ostilità tra i greci e i bulgari era una delle rivalità etniche più aspre nei Balcani. Alcuni abitanti della Kastoria parlavano bulgaro e si erano sempre ritenuti separati sia da un punto di vista razziale sia culturale. Sotto la guida di Anton Kaltsev costituirono una brigata irregolare di Kamitadji che commetteva quotidianamente atti di estrema barbarie contro la popolazione greca e che godeva, per queste attività, del pieno appoggio del tenente Ravali e delle sue truppe. I Kamitadji operarono in collaborazione con gli italiani negli attacchi omicidi ai villaggi di Argos Orestikon, Vogazikon, Kostarazion, Vasileiades, Melanthin, Nestorion e a molte altre città della Macedonia occidentale. In uno di questi villaggi furono massacrate 230 persone, tra cui donne, bambini e anziani.
Quale motivo – a parte l’evidente sadismo – può aver indotto l’esercito italiano a infliggere tali penose atrocità in Kastoria? Si prospetta una sola risposta logica: questi erano i mezzi con cui si doveva preparare la Kastoria all’annessione all’Albania, stato satellite dell’Italia. Se c’è una qualche lezione positiva da imparare da questa lunga lista di orrori, è che qui, come in altre parti della Grecia, i fascisti non riuscirono mai a distruggere la forte identità nazionale della popolazione e il suo profondo amore per la libertà; la resistenza continuò a vivere diventando sempre più forte.


“L’olocausto rimosso” pag. 269-270


Nonostante le numerose atrocità commesse nel loro paese, i greci non fecero invece molti tentativi per ottenere l’estradizione dei criminali fascisti dopo la guerra. La ragione principale era la guerra civile tra comunisti e anticomunisti che devastava il paese dopo la seconda guerra mondiale. Il governo anticomunista di Atene dipendeva dalle forze alleate e non desiderava provocarne l’ostilità con pressanti richieste per i criminali italiani. I greci erano ansiosi di riavvicinarsi al governo di Roma che condivideva i loro sentimenti anticomunisti. La Commissione per i Crimini di Guerra aveva elencato 191 italiani per i reati di guerra compiuti in Grecia, ma i pochi criminali italiani catturati in Grecia dai partigiani erano già stati processati.
Il caso di Giovanni Ravalli chiarisce il complesso problema politico del processo dei fascisti italiani in Grecia. Ravalli aveva commesso atrocità estremamente gravi in Kastoria; dopo l’armistizio del settembre 1943, aveva mutato la propria identità e si era unito ai partigiani che combattevano i tedeschi. Egli fu comunque imprigionato non appena i partigiani vennero a conoscenza della sua identità e nel 1946 fu processato. Durante il processo Ravalli affermò che, dopo il settembre 1943, aveva contribuito alla causa degli Alleati e chiese al colonnello Woodhouse, rappresentante militare inglese in Grecia, di testimoniare sul suo comportamento. Il pubblico ministero greco lamentò che tale azione costituiva un’ingerenza nell’operato della giustizia greca. I comunisti affermavano che le vittime di Ravalli erano stati in gran parte membri del partito e si interessarono in modo particolare al caso. L’ambasciatore inglese ad Atene temeva che la comparsa di  Woodhouse al processo sarebbe stata «travisata grossolanamente dalla stampa comunista, che avrebbe accusato gli inglesi di proteggere un noto massacratore ».  Il risultato finale fu che Woodhouse presentò una dichiarazione al processo Ravalli, che terminò con una sentenza di reclusione. Ravalli fu comunque uno dei pochissimi a ricevere una condanna per i reati di guerra compiuti dai fascisti in Africa e nei Balcani.

IL DOSSIER GRECO

Il dossier greco in lingua francese “Les atrocités des quatre envahisseurs de la Grèce – Allemands, Italiens, Bulgares, Albanais” (Atene, 1946) è la fonte dell’episodio relativo a Isaac Sinanoglou, come riportato dall’immagine seguente, e di altri crimini attribuiti a militari italiani ai quali a volte venivano storpiati i nomi e che riportati tali e quali da Palumbo lo facevano ritenere da Ravalli, nell’articolo di Panorama, non degno di fede.

“Les atrocités des quatre envahisseurs de la Grèce – Allemands, Italiens, Bulgares, Albanais” pag. 100-101

Dallo stesso dossier (qui riprodotto in alcune sue pagine con episodi citati ne “L’olocausto rimosso”) riportiamo la cronaca del processo a Ravalli che ne conferma lo svolgimento come egli lo ha descritto, dalla sentenza di morte certa alla condanna all’ergastolo dopo l’arrivo di documenti dall’Italia.

“Les atrocités des quatre envahisseurs de la Grèce – Allemands, Italiens, Bulgares, Albanais” pag. 123-124

traduzione

Il destino ha voluto che il primo accusato ad essere processato fu il tenente italiano RAVALI (con il suo collega bulgaro, KALTCHEV), appartenente al gruppo di ufficiali che torturarono la popolazione di Kastoria. La stanza era piena di parenti o amici delle vittime della loro azione. I testimoni carichi di risentimento e di odio giustificato, anche quando si trattenevano con dignità, testimoniarono nel modo più formale, accusando RAVALI e KALTCHEV di essere stati gli istigatori e l’anima di tutto questo inferno. La pena di morte in queste condizioni prometteva di essere certa … Eppure RAVALI ha negato categoricamente. E i giudici e il Pubblico Ministero erano coscienziosi nel consentire al processo di protrarsi per più di due mesi, in modo che ogni affermazione, qualsiasi fatto avanzato, potesse essere verificato, esaminato, valutato. Il dubbio aveva dettato all’ammirevole Procuratore del Re la necessità di chiedere maggiori informazioni a Roma sull’azione di RAVALI e, il giorno prima del giorno in cui il verdetto sarebbe stato pronunciato, quando i documenti così attesi – e che si iniziò a credere inesistenti – arrivarono dall’Italia, il Procuratore trascorse la notte chinato su di loro e si prese il giorno successivo la lealtà di ammettere pubblicamente che il nome di RAVALI non appariva, nel Diario del suo reggimento, tra coloro che, con le loro funzioni, erano normalmente chiamati a dare ordini o a compiere gli atti che gli venivano rimproverati. “Mai nella sua vita ha provato un tale shock violento ” ha aggiunto testualmente, come questa sera, quando si è reso conto che non era riuscito a concedere abbastanza beneficio del dubbio ad un accusato, che era stato comunque un comprovato nemico del suo paese. E il Tribunale, composto solo di connazionali delle vittime, di coloro che erano stati torturati in modo tale che lo stesso RAVALI ha confessato in un’esplosione di perfetta sincerità di vergognarsi di sentire e vedere cosa avevano fatto i suoi compatrioti, questo Tribunale che aveva fatto impressione per la correttezza del suo atteggiamento durante tutta la procedura, ha adottato il punto di vista del suo procuratore e condannato i due accusati solo all’ergastolo.

LE PAGINE WIKIPEDIA (INGLESE E BULGARA)

Nella pagina dedicata a Giovanni Ravalli su wikipedia in lingua inglese (non esiste ad oggi una pagina simile in italiano) si citano a proposito del suo processo un paio di recenti lavori di studiosi greci.

Giovanni Ravalli (21 settembre 1909-30 aprile 1998) era un ufficiale italiano che fu imprigionato per crimini di guerra commessi durante l’occupazione dell’Asse in Grecia nel corso della Seconda guerra mondiale . In seguito alla sua grazia ha prestato servizio come prefetto di Palermo, indagando il furto del dipinto di Caravaggio “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi”.

Servizio militare

Giovanni Ravalli è nato il 21 settembre 1909 in Sicilia. Durante il corso della seconda guerra mondiale, Ravalli prestò servizio nella 24a divisione di fanteria Pinerolo, 13 ° reggimento di fanteria, con il grado di tenente. * In tale veste divenne capo dell’intelligence del presidio italiano nella città di Kastoria, in Grecia. Nonostante la forte presenza degli italiani a Kastoria, la sua periferia rimase sotto il controllo dei guerriglieri dell’EAM-ELAS che a loro volta ricevettero ampio sostegno da parte di greci del posto, minoranze slave, valacchi ed elementi della collaborazionista Gendarmeria ellenica. Ravalli ha continuato a stabilire collegamenti con l’Ohrana di Anton Kaltsev (una milizia pro-bulgara di lingua slava) e le truppe tedesche di stanza a Florina, disarmando la Gendarmeria per ridurre la fornitura di armi all’ELAS. Nel luglio del 1943, l’ELAS intensificò i suoi attacchi intorno a Kastoria, sfruttando un periodo di passività italiana. La notizia dell’invasione alleata della Sicilia causò un calo del morale tra i ranghi dell’ Ohrana, portando a diserzioni. Ad agosto, la Divisione Pinerolo iniziò a ritirarsi gradualmente da Kastoria mentre l’Italia stava per firmare l’armistizio con gli Alleati. Ravalli si arrese all’ELAS insieme a 15 membri dell’Ohrana. ***

Processo e reclusione
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 1948 la Grecia e l’Italia firmarono un trattato segreto in base al quale la Grecia si sarebbe astenuta dal perseguire i criminali di guerra italiani, con Ravalli che era l’unico italiano perseguito dal Tribunale speciale per i criminali di guerra di Atene. Numerosi processi contro italiani sono stati condotti presso i tribunali locali per i collaboratori. Le prove contro i criminali di guerra italiani responsabili di atrocità commesse nelle Isole Ionie furono avviate solo nel 1967 e furono interrotte prematuramente a causa del passaggio dello statuto delle limitazioni per l’esecuzione della pena *.

Ravalli fu processato dalla Corte Speciale dei Criminali di Guerra di Atene, con procedimento che iniziò il 18 febbraio 1946. Ravalli fu condannato per: *

-Partecipazione a un incontro con il comandante dei Carabinieri Emilio Jona e il colonnello Venieri durante il quale è stata presa la decisione di uccidere 50 cittadini greci come misura punitiva.
-Non aver informato i suoi superiori di una serie di omicidi commessi dall’ Ohrana e dell’uso abitudinario della tortura da parte dell’esercito italiano nella prigione di Kastoria, nonché durante le operazioni di contro-insurrezione.
-Imprigionare civili in condizioni disumane senza un valido motivo.
-Non aver informato i suoi superiori del saccheggio commesso dall’esercito italiano e dall’ Ohrana.
-Terrorizzare la popolazione locale attraverso arresti continui e perquisizioni in abitazioni private.
-Partecipazione alle esecuzioni.
I pubblici ministeri si sono concentrati fortemente sull’armamento della popolazione slava di Kastoria da parte di Ravalli, una questione che ha suscitato accesi dibattiti all’interno dell’opinione pubblica. Le accuse sono state mosse dalla stampa anche contro l’EAM / ELAS, accusato di favorire l’indipendendentismo macedone agli ordini di Tito **. Il 10 giugno 1946, Ravalli fu condannato a un totale di tre ergastoli, i suoi beni furono confiscati dallo stato e gli fu ordinato di pagare le spese processuali . *

Ravalli scontò la pena nelle carceri situate a Kozani e Salonicco. Nel 1949, fu graziato dal governo greco dopo che l’Italia aveva minacciato di arrestare il pagamento delle riparazioni di guerra. *** La notizia della sua liberazione ha portato all’indignazione pubblica a Kastoria, i suoi cittadini hanno inviato un telegramma di protesta al Re Paolo di Grecia. ***

*Gasparinatos, Spyros (2015). Οι Ελληνικές Κατοχικές Κυβερνήσεις – Δίκες Κατοχικών Δοσίλογων και Εγκληματιών Πολέμου [Greek Occupation Governments – Trials of Collaborationists and War Criminals] (in Greek). Athens

**Fonzi, Paolo (2012). “„Liquidare e dimenticare il passato”. I rapporti italo-greci 1943 – 1948″. Italia Contemporanea. 266: 7–42.

***Sfetas, Spyridon (2000). “Η ίδρυση και η δράση της Οχράνας (1943-44) στη δυτική και κεντρική Μακεδονία, στα πλαίσια της πολιτικής της VMRO και των ιταλο-γερμανικών αρχών Κατοχής” [The foundation and operation of Ohrana (1943-44) in western and central Macedonia, in the framework of VMRO’s and Italo-German occupational authority’s policies]. Valkanika Symmeikta. Thessaloniki: Institute for Balkan Studies: 343–376

Nella pagina wikipedia in lingua bulgara dedicata a lui, invece, ci sono altre versioni dei fatti accaduti dopo l’armistizio.

Giovanni Ravalli era un ufficiale italiano che comandò Kastoria durante l’ occupazione della Grecia durante la seconda guerra mondiale .

Giovanni Ravalli prestò servizio come luogotenente nella ventiquattresima divisione di fanteria Pinerolo , che combatté nella guerra italo-greca e poi nell’occupazione della Grecia occidentale durante la seconda guerra mondiale. Il capo della guarnigione di Kastoria, il colonnello Aldo Venier, nominò Giovanni Ravalli comandante della città di Kastoria . Come tale, è stato responsabile di molti crimini di guerra nella zona,  tra cui l’uccisione di civili in Grecia e Bulgaria. 

All’inizio del 1943, l’ufficiale bulgaro Anton Kaltsev e Giovanni Ravalli si accordarono per l’istituzione di strutture locali dell’organizzazione paramilitare Ohrana , armate dalle autorità italiane.  Dopo la capitolazione dell’Italia l’8 settembre 1943, Ravalli fuggì presso le truppe tedesche a Kastoria, comandate dal generale Alexander von Pfulstein , da dove esortò la guarnigione italiana in città ad arrendersi ai tedeschi, o a rimanere dalla loro parte. Il comandante colonnello Venier si rifiutò di arrendersi e si dichiarò contro i tedeschi e a sostegno del maresciallo Pietro Badoglio ma fu successivamente catturato. Ravalli continua a lavorare per i tedeschi in una sezione speciale della posizione amministrativa in un campo di prigionieri di guerra a 30 km da Salonicco, dove è di stanza l’ex presidio italiano. La sua attività principale è fornire informazioni sui prigionieri durante l’interrogatorio, come interprete. Dopo il ritiro dei tedeschi nell’autunno del 1944, il comandante italiano, colonnello Venier, istituì un tribunale militare presso la sede dell’ex divisione di Pinerolo. Il tribunale, selezionato da ex prigionieri di guerra, ha condannato a morte Giovanni Ravalli per tradimento a favore dei tedeschi. Tuttavia, le nuove autorità greche non riconoscono la giurisdizione del tribunale, non permettendo ai militari italiani in territorio greco di eseguire la sentenza di Ravalli. È stato arrestato dalle autorità militari greche e consegnato a un tribunale militare di Salonicco,che lo condannò all’ergastolo nel 1946.Tuttavia, fu successivamente rilasciato insieme ad altri militari italiani come parte degli accordi italo-greci dopo la fine della seconda guerra mondiale e fu inviato a scontare la pena in Italia. 

Nel 1948 Giovanni Ravalli fu graziato e il governo di Alcide de Gasperi lo nominò prefetto di polizia di Palermo alla fine degli anni Quaranta. Lì ha combattuto per molti anni la mafia e, grazie al successo del suo servizio, è stato successivamente trasferito a Roma dove è stato prefetto tra il 1970 e il 1974. Ravalli in seguito si ritirò e visse a Roma fino alla sua morte nel 1998. 

LA COMMISSIONE PARLAMENTARE

La Relazione di Minoranza della “Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti” si è occupata di Ravalli e del suo incarico di seguire nel 1953, nella Presidenza del Consiglio dei Ministri, la documentazione sui crimini di guerra commessi dai tedeschi.

“DOCUMENTI ITALIANI”

Fabre nell’articolo di Panorama lamenta Palumbo di “non aver usato documenti italiani (ed è la grande lacuna del libro)” ma utilizzato solo quelli dei paesi aggrediti. Per avere una idea di cosa questo possa significare, facciamo riferimento a documentazione presente su questo sito in forma integrale, relativamente non alla Grecia ma alla Jugoslavia. Mettiamo a confronto quindi due dossier diplomatici presentati dai governi nell’immediato secondo dopoguerra nelle trattative per il Trattato di pace, quello di Belgrado Report on italian crimes against Yugoslavia and its people (citato anche da Palumbo nel suo libro, insieme all’altro Italian Crimes in Yugoslavia) con quello italiano a cura del Ministero degli Esteri Note relative all’occupazione Italiana in Jugoslavia (versione dell’agosto 1946). Questo ultimo dossier, nato per contrastare le accuse jugoslave, presentava la guerra di aggressione, peraltro nemmeno dichiarata al momento e riconosciuta come tale in seguito, quasi al livello di una missione umanitaria dei nostri giorni (e il paragone viene spontaneo con i reali scopi delle analoghe odierne “operazioni di pace” internazionali…)

Alcuni stralci dal documento italiano:

9 NOVEMBRE 1989: DALL’INTERVISTA TELEVISIVA A LONDRA ALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO

Pubblichiamo un estratto del capitolo 7 “FIFTEEN HOURS OF FAME” tratto dal libro di Michael Palumbo “THANK GOD I’M AN ATHEIST” (2020, autoprodotto). Qui il prologo (in inglese).

Sento il mio battito comporre titoli da prima pagina. Il sangue sgorga nelle mie vene. Sono davvero vivo. Come un hippie drogato in un trip, posso vedere i fiori crescere. Posso sentire la Terra che gira attorno al Sole. Sono in uno stato di coscienza elevato. Eppure sono nella nebbia. È come un sogno, solo più intenso. Ho sconfitto la morte. Il mio nome vivrà per sempre. Milioni di persone sanno chi sono. Sono salito al di sopra delle masse senza volto. Quelle specifiche strisce che vedi sotto mentre un aereo sta per atterrare. Quante di quelle persone qui sotto sono state in prima pagina? Ma ora alcuni di loro mi conosceranno. Forse ce la potranno avere con me, mi odieranno, ammireranno, ameranno. Quello che pensano non è importante. Ciò che conta è che siano influenzati da me, e quindi sono.


C’è una sensazione di potere. Un vero delirio di onnipotenza. Mi sento un dio. Come Davide, ho gettato una pietra che ha colpito Golia in un punto debole. Ho destato una nazione. La nazione che ho colpito questa volta non è la più grande delle nazioni, ma comunque una nazione straordinaria. Quanto possono arrabbiarsi 60 milioni di italiani? Far infuriare tutta l’Italia non è meno pericoloso dell’incitamento di Salman Rushdie alla rivolta del mondo musulmano alcuni mesi prima. Questa volta gli italiani credono che io sia stato pagato dagli arabi per incitare il mondo intero contro di loro. La mia ossessiva ricerca degli argomenti più controversi in Medio Oriente e in Europa ha appena colpito nel segno.


Per anni ho sacrificato tutto in una grande avventura della mente. Inebriato dalla ricerca della conoscenza, non ho cercato né fama né fortuna. Almeno non principalmente. Ho lavorato con la speranza di ottenere denaro e riconoscimento come mezzi per facilitare l’obiettivo finale: il fascino della caccia, la soddisfazione della mia curiosità. Voglio sapere cosa è stato nascosto. Non è divertente dedicare la propria vita a un’ossessione, a meno che la propria ossessione non sia eccitante. Mentre indagavo sul passato delle nazioni in Medio Oriente e in Europa, sono arrivato diverse volte vicino a colpire il bersaglio. Ad ogni modo, dato che sono nato nell’epicentro mafioso di Brooklyn, è profetico che il paese in cui ho ottenuto il mio più grande successo come ricercatore sia l’Italia, la mia patria ancestrale. Poiché nella mia giovinezza ero circondato dalla criminalità, desidero essere un denunciatore storico. Essere riconosciuto come un uomo di grande integrità, per lavare via la vergogna delle mie origini. Faccio il massimo dello sforzo per inseguire quel sogno. Sento di stare al di sopra ogni ombra di dubbio nel mio momento di trionfo.

Non c’è da meravigliarsi che in epoca romana il trionfatore  avesse uno schiavo che sussurrava all’orecchio dell’eroe “ricordati che sei solo un uomo”. Lascerò quindi Londra e andrò a Roma dove sarò al centro dell’attenzione perché sono apparso in un documentario in due parti della BBC basato  sulle mie ricerche sul genocidio italiano e la pulizia etnica nella Seconda guerra mondiale. La seconda parte di “Fascist Legacy” è stata appena proiettata qui nel Regno Unito. Recensioni del programma televisivo sono arrivate in Italia dove hanno fatto scalpore. Alcuni italiani hanno sete del mio sangue perché non amano la mia denuncia del sistema dei campi di concentramento di Mussolini in Africa e nei Balcani, dove centinaia di migliaia di persone sono morte. Un giornalista italiano la cui rivista pochi mesi prima aveva pubblicato un articolo di copertina favorevole alla mia ricerca ha ammesso di aver ricevuto tre borse piene di minacce di morte. “Non sapevo che ci fossero così tanti dannati fascisti in Italia” mi ha detto.

Dato che non sono solo il protagonista ma ho anche fornito la documentazione per il filmato della BBC, ogni giornalista italiano a Londra si occupa del mio caso. Presto la stampa internazionale riprenderà la storia. Un produttore cinematografico britannico vuole fare un film sui crimini di guerra italiani con me come coautore della sceneggiatura.

Nell’ufficio londinese della Rai mi fanno sedere in una stanza davanti a una telecamera. Va bene, sono stato in televisione prima, ma questo è diverso. Qui si fa sul serio. Mi rivolgerò ad una nazione. Per insegnare loro gli aspetti più oscuri della loro storia. Per dire loro che hanno sbagliato. Aprite gli occhi. Il mito dell’innocenza italiana è finito. I vostri padri non hanno  passato la seconda guerra mondiale a nascondere gli ebrei dalla Gestapo. Forse erano troppo impegnati a stuprare e saccheggiare in Jugoslavia e in Grecia. E a proposito, la legittimità del vostro governo del secondo dopoguerra è discutibile. I documenti che ho scoperto rendono chiaro che il governo italiano filo-alleato dopo la fine di Mussolini era composto da criminali di guerra fascisti protetti da inglesi e americani per impedire una conquista comunista dell’Italia. Ma non sentitevi troppo male. Ora che sono sotto i riflettori, farò una ramanzina a russi, israeliani, francesi, americani e a tutti gli altri sugli aspetti della loro storia che preferirebbero dimenticare.


Per quanto mi riguarda i giornalisti italiani hanno certamente tenuto fede alla loro subdola reputazione. Come chiamare il sottoscritto solo per chiarire alcuni punti (“Quindi, dottor Palumbo, descriverebbe i crimini di guerra italiani come ‘genocidio’, non è vero?”) e  inserendo l’intervista telefonica improvvisata sulla prima pagina del loro giornale. E, naturalmente, mi riempiono di  falsi commenti negativi che si suppone abbia fatto su di me il principale storico italiano Renzo de Felice, nella speranza che io possa dire qualcosa di brutto su di lui. Sfortunatamente, sono abbastanza stupido da abboccare. Il problema è che quando sei assediato da domande ostili, continui a pensare che la miglior difesa sia un buon attacco.


Non mando tutto all’aria con ogni giornalista italiano. Una reporter all’inizio era ostile. Ha visto il documentario della BBC come una diffamazione del suo paese. La gestisco bene. Presto si rende conto che non riesce a mettermi sulla difensiva. Era particolarmente colpita dalla mia dettagliata conoscenza di quante  atrocità in Grecia e Jugoslavia furono commesse da unità regolari dell’esercito italiano piuttosto che dalle camicie nere di Mussolini, l’equivalente delle SS. Poi ho segnato il mio punto a favore più significativo:


“Signora, di recente ho letto di come i crimini di Stalin vengono ora trasmessi dalla televisione russa. Allora perché il popolo italiano non può vedere i crimini di Mussolini in televisione? L’Italia è un paese meno libero dell’Unione Sovietica? “


Il suo comportamento è cambiato. Sembrava una cittadina di un qualsiasi altro paese costretta ad affrontare uno degli episodi più oscuri nella storia della sua nazione.


“Dottor Palumbo, le giuro che non lo sapevamo. Non lo sapevamo davvero “.


Bum! Ho fatto esplodere il nucleo centrale di una LNB (Linea Nazionale di Boiate): “Italiani brava gente”. Ho toccato l’anima di una nazione. Non molte persone possono affermare di averlo fatto. Ci sarebbe stato tuttavia un conto da pagare. L’atmosfera nell’ufficio londinese della Rai non era amichevole. Un’anziana donna britannica che lavora per la Rai quasi mi aggredisce .

“Ti rendi conto di quello che hai fatto? Hai creato una spaccatura diplomatica tra Italia e Gran Bretagna. L’Ambasciatore italiano è andato al Ministero degli Esteri per lamentarsi del tuo maledetto documentario. Aveva ragione. Dovrebbero cacciarti dal Regno Unito. Le relazioni italo-britanniche sono molto delicate, dovresti saperlo. Abbiamo lavorato tutti così duramente per riunire le nostre due nazioni. E ora vieni tu e fai questo!” “Riceviamo chiamate tutta la settimana da turisti italiani a Londra che hanno visto la prima parte del tuo documentario nelle loro stanze d’albergo. Ti consiglio di stare lontano da qualsiasi posto a Londra dove si radunano i turisti. Qualcuno dall’Italia potrebbe riconoscerti.” “Chi potrebbe farmi fuori?” “Non è uno scherzo. Certo, vecchi reduci dell’esercito italiano. Più pericolosi potrebbero essere i giovani italiani che gridano vendetta per gli attacchi ai loro connazionali da parte di teppisti britannici”.

“Questo è pazzesco. Non avevo niente a che fare con …”  “So che non l’hai fatto. Ma alcuni giovani italiani potrebbero considerarti un traditore del sangue italiano, usato dalla BBC per screditare il loro paese. Sai che ci sono state scazzottate in posti in Italia sul calcio …” “Mio Dio come…” “Fammi finire. Agli italiani non piacciono quelle maledette foto di bambini uccisi nei campi di concentramento italiani in Jugoslavia. Li fa impazzire. Poi tutta quella roba nelle interviste sui giornali degli ultimi mesi. Prova a dire di nuovo a questi italiani che i loro padri e nonni non erano migliori dei nazisti e sarai un uomo morto. Per l’amor del cielo, usa un tono conciliante nella nostra intervista televisiva che inizia tra 10 minuti. Vuoi diventare un altro Salman Rushdie? “


Salman Rushdie è stato al centro di una grande controversia a causa del suo ritratto del profeta Maometto nel suo romanzo “I versi satanici”. Ci sono state rivolte in molti paesi musulmani che hanno provocato morti e feriti. Il 14 febbraio 1989 su Radio Teheran, ci fu una fatwa che richiedeva l’eliminazione di Rushdie proclamata dall’ayatollah Khomeini, la guida spirituale dell’Iran che definì “I versi satanici” “blasfemi contro l’Islam”. È stata offerta una ricompensa per la morte di Rushdie, costretto a vivere sotto la protezione della polizia.
Il 3 agosto 1989 Mustafa Mahamoud Mazeh stava innescando un carico di esplosivi nel centro di Londra. La bomba è esplosa prima del tempo distruggendo due piani dell’hotel e uccidendo Mazeh. Un gruppo libanese ha detto che Mazeh è morto preparando un attacco “a quell’apostata di Rushdie”. Quando ho fatto infuriare l’Italia con il mio documentario sui crimini di guerra, sembrava solo questione di tempo prima che Rushdie venisse assassinato. In Italia c’erano molti assassini esperti che raramente sbagliavano. Durante il mio momento della verità ho pensato a quello che aveva scritto qualcuno in una situazione simile.


“Il mondo, ha scritto qualcuno, è il luogo che dimostriamo esistere morendo in esso.” Salman Rushdie , “I versi satanici”


Come sarebbe finita questa cosa? Sarei diventato famoso o un infame? Quando ho incontrato un corrispondente italiano che avrebbe condotto l’intervista televisiva, mi sono reso conto in  quanti guai mi trovassi. Ha parlato dell’insolita coincidenza di circostanze che ha amplificato la mia straordinaria notorietà per il documentario britannico. C’è stato lo scontro tra Regno Unito e Italia su questioni europee e gli hooligan del calcio, il paragone tra me e Salman Rushdie e la cosa peggiore era il coinvolgimento casuale del colonnello libico Gheddafi …


“Buon giorno dottor Palumbo. Qui dice che ha 45 anni ma sembra più giovane. E’ divorziato. Niente bambini. Dottorato di ricerca. Ah sì. Ha visto gli articoli di giornale pubblicati su di lei  in Italia questa mattina?” “Ho appena visto i titoli in prima pagina di …” “Sì, sì. Ecco perché siamo qui. Mi è stato chiesto di intervistarla sulla sua connessione con il colonnello libico Gheddafi”. “Non ho mai incontrato quell’uomo.” “Sì, ma non è questo il problema. La domanda è quanti soldi ha ricevuto da lui. ” “Perché Gheddafi dovrebbe darmi dei soldi?” “Su, su. Non siamo bambini. Sono sicuro lei  sappia che alcuni giorni fa il colonnello Gheddafi ha presentato una denuncia legale internazionale per miliardi di dollari contro l’Italia per le atrocità fasciste durante l’occupazione della Libia prima della Seconda guerra mondiale, dopodiché il suo documentario della BBC sui crimini di guerra di Mussolini …” “È solo un coincidenza. Ho scoperto l’affermazione di Gheddafi solo… ” “Nessuno in Italia ci crederà. Ha connessioni mediorientali. Tutti sanno che deve aver ottenuto un sacco di soldi … ” “Questo è folle. Sono venuto qui nel suo studio perché la sua segretaria mi ha promesso il gettone di presenza di 200 sterline in contanti per poter pagare il conto dell’hotel. Non ho un lavoro regolare. “

C’era uno sguardo incredulo sul viso del corrispondente televisivo. Non credeva che la richiesta di miliardi di Gheddafi contro l’Italia per crimini di guerra appena prima del programma televisivo fosse una coincidenza. Chi crederebbe avrei potuto lavorare per così tanti anni su libri così controversi campando alla giornata senza ottenere un aiuto dagli arabi o da chiunque altro? Chi se non me sarebbe così stupido da vivere una vita così assurda inseguendo il sogno di essere riconosciuto come un denunciatore storico? La percezione italiana che fossi pagato da Gheddafi per tradire la mia patria ancestrale ha reso ancora più probabile per me un esito alla Salman Rushdie. Ero sicuro che il corrispondente italiano mi avrebbe chiesto di quel libro filo-palestinese che ho scritto. Non avrebbe mai creduto che tutto quello che ho avuto è stato un viaggio gratuito a Londra per parlare ad un convegno. Sì, ma se gli italiani scoprissero che il convegno era sponsorizzato dall’OLP, sarei morto. Non ha fatto differenza, non sapevo da dove provenissero i soldi fino a dopo l’evento. Ho raggiunto il limite quando il corrispondente italiano mi ha chiesto se avessi ricevuto “denaro dai terroristi”.

“Voi italiani farete di tutto per screditarmi così non dovrete affrontare il vostro passato.”

“Dottor Palumbo, perché pensa che così tante persone in Italia siano indignate dalla sua ricerca?”

“Il problema è che voi italiani credevate di essere gli unici nati senza peccato originale”.


In studio caddero le mascelle di ogni italiano. Un tecnico fece il gesto di tagliarsi la gola con un dito. Nessuno dubitava che avessi firmato la mia condanna a morte poiché avevo insultato un’intera civiltà, soprattutto la sua chiesa, che molti consideravano il motivo di vanto più grande.

Quella sera mi sono ritrovato con un gruppo di persone molto più amichevoli quando sono andato negli uffici della sezione documentari della BBC. Quando sono entrato nella grande stanza dove i produttori di documentari avevano le loro scrivanie, tutti si sono alzati e hanno applaudito. Ho sentito un “bravo!”. Sì, ho sentito “genio”. Per me questo è stato un bel momento. Un produttore di diversi documentari ben noti è venuto a stringermi la mano. “Allora qual è il segreto del tuo successo? Voglio dire, hai scoperto documenti in tedesco per il tuo libro e documentario su Waldheim, documenti in ebraico e arabo per il tuo libro e documentario televisivo sulla Palestina. Tanti documenti in italiano per Fascist Legacy. Altre fonti in francese, greco e serbo-croato. Hai scoperto più documenti importanti sui più importanti argomenti di qualsiasi altro ricercatore. Vorrei che dessi un’occhiata ad alcuni documenti che sto usando in un film sulla storia francese. Apprezzerei davvero la tua opinione. “

Adesso arriva uno di quei momenti imbarazzanti. Come avevo avuto alla BBC quando arrivavano telefonate da Vienna, Tel Aviv o Roma e dovevo pensare a modi creativi per uscire dall’ufficio in modo che le persone non capissero che non potevo parlare nessuna lingua straniera. No, non ho mentito. Ho semplicemente permesso a tutti alla BBC di presumere che potessi leggere almeno una mezza dozzina di lingue. Chi avrebbe creduto alla verità? Non sono riuscito a leggere una sola parola di molti dei documenti che ho scoperto. Ho fatto tutto da me, possibilmente usando le onde cerebrali. Vero, ma difficilmente credibile. Mentre mi trovavo negli uffici principali della divisione documentari della BBC il giorno in cui Fascist Legacy stava facendo notizia, ero determinato a non essere accusato di essere un imbroglione.

“Certo che vorrei dare un’occhiata a quei documenti francesi. Sicuramente si rende conto, però, che sono sotto una pressione tremenda in questo momento … Mi chiami quando le cose torneranno alla normalità. Se tornano alla normalità. “

Non volevo davvero tornare alla mia esistenza di miseria anonima. Se solo avessi davvero il conto in banca svizzero che mi è stato attribuito o anche un lavoro come insegnante in un college. Gli sceicchi arabi del petrolio che distribuiscono petrodollari ai loro sostenitori si sono rivelati nel mio caso una leggenda metropolitana. Ovviamente i cinici italiani non potevano credere che potessi essere così ingenuo. Per il giorno successivo era prevista una conferenza stampa alla quale si presumeva avrebbero partecipato i principali media, compresi molti giornalisti che stavano arrivando dall’Italia, dove così tanti volevano vedermi fatto fuori. Ci sarebbero staati anche i principali media dagli Stati Uniti, dal Regno Unito e dalla Germania. Sarei diventato un altro Salman Rushdie?


Quando tornai nel mio mini appartamento a tarda notte, ricevetti una telefonata dal mio agente. Era da tempo che cercava di contattarmi. La sua chiamata mise fine alle mie fantasie. Le mie 15 ore di fama erano finite. Nel settore immobiliare tre cose sono importanti: posizione, posizione, posizione. Nel mondo delle notizie tre cose sono importanti: tempismo, tempismo e tempismo. Il mio tempismo non avrebbe potuto essere peggiore, come ho appreso nella telefonata del mio agente.

“Michael, lascia che ti dica prima la buona notizia. I servizi britannici dell’MI5 non ti chiederanno più di rispondere a domande su come hai individuato tutti quei documenti utilizzati nel documentario “.

“Ne sono felice. Ho così tante pensieri. Qualcuno mi ha mostrato tre sacchi pieni di minacce di morte italiane. Ne ho letto uno che mi è bastato. Avevo anche paura che l’MI5 provasse a collegarmi a Gheddafi che vuole 5 miliardi dall’Italia. Non voglio che quei tipi della sicurezza sappiano che sono andato a trovare il suo portavoce a New York anni fa. Cosa gli ha fatto cambiare idea? “

“Ovviamente la situazione mondiale. Non hanno bisogno di farti fuori “.


“Oh sì, le cose in Germania stanno diventando un po’ troppo interessanti. Sai che hanno tagliato la mia intervista alla televisione italiana. Spero che questo affare del muro di Berlino non diventi troppo critico “.

“Mio Dio, sei stato davvero in un mondo tutto tuo. Il muro di Berlino è la più grande notizia in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Ogni giornalista in città sta andando in Germania “.

“E la mia conferenza stampa e il dibattito con l’Ambasciatore italiano alla BBC?”

“Non ci saranno conferenze stampa o dibattiti. Temo che giornalisti e diplomatici abbiano altre cose di cui preoccuparsi in questo momento. La triste verità è, Michael, che hai perso milioni in pubblicità gratuita. Se la storia fosse trapelata poche settimane prima. Così com’è… mi dispiace darti una così cattiva notizia. Un film sembra improbabile ora. È un vero pugno nello stomaco, ma queste cose accadono nella vita “.

Un sacco di coincidenze allo stesso tempo mi hanno portato ad un passo dalla fama mondiale (Salman Rushdie, il collonello Gheddafi e una recente storia di ostilità tra Regno Unito e Italia) e poi … come mai il muro di Berlino è caduto proprio quando stavo per diventare famoso a livello mondiale oppure cadere sul campo di battaglia? Queste coincidenze significative accadono nella mia vita troppo spesso perché io accetti l’idea che il nostro universo sia casuale. Ci sono molte prove scientifiche che l’universo non è casuale.

…….

Articolo in prima pagina del Corriere della Sera del 10 novembre 1989 dove si legge a proposito di Fascist Legacy appena trasmesso dalla  Bbc:

…Ieri mattina, in una trasmissione della Bbc che raccoglie via telefono i pareri degli spettatori sui programmi della serata precedente, c’era in studio Mike Palumbo, uno scrittore italo-americano che è uno degli autori dell’inchiesta. Palumbo ha detto che intende scrivere un libro sulla vicenda ed ha rivelato in anteprima una sua conclusione. “Dimostrerò” – ha detto – “che gli ordini venivano da molto in alto: si voleva sterminare la popolazione di intere regioni in Jugoslavia per creare spazio ai coloni italiani”…

This entry was posted in articoli e testi, libri, opuscoli, riviste, imperialismo italiano and tagged , , . Bookmark the permalink.

3 Responses to MICHAEL PALUMBO, 30 ANNI DOPO: UN’INTERVISTA

  1. Pingback: MICHAEL PALUMBO, 30 ANNI DOPO: UN’INTERVISTA | PAGINEROSSE

  2. Pingback: Fascist legacy – Rivoluzione Anarchica

  3. Pingback: “FASCIST LEGACY” di Ken Kirby (1989) – Rivoluzione Anarchica

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.