SUL FILM “VEDO ROSSO” / NA FILM “VEDO ROSSO”

Il testo che riportiamo di seguito, anche nell’originale in lingua serbocroata, ci è stato segnalato a seguito della sua apparizione sul sito http://regionalexpress.hr/ in quanto menziona anche il nostro lavoro come Redazione di Diecifebbraio.info . La sua pubblicazione in questa sede è per mera informazione e conoscenza, e non implica alcuna presa di posizione nel merito della battaglia politica interna croata né alcuna scelta preferenziale tra i diversi partiti in campo. La Redazione di Diecifebbraio.info

 

Commento del SRP [Partito Socialista dei Lavoratori] di Rovigno alla proiezione del documentario “Vedo Rosso”

 

Martedì 6 agosto 2013, sulla terrazza estiva della Comunità degli Italiani di Rovigno, nell’ambito del 13esimo Italian Film Festival, è stato proiettato il documentario “Vedo Rosso” di Sabrina Benussi. Circa 150-200 spettatori hanno potuto ancora una volta ascoltare la vecchia, mai estinta, noiosa, spesso ripetuta, propaganda irredentista italiana, ed il suo revisionismo storico in relazione agli avvenimenti del dopoguerra. Si è potuto sentir parlare delle “migliaia di italiani uccisi (gettati nelle foibe) solo perché italiani” da parte delle autorità rivoluzionarie jugoslave.
Tutto questo nonostante non esista alcuna evidenza di fatti del genere (fatti che erano stati inventati già negli anni ’40 nel contesto della guerra ideologica e politica condotta dall’Occidente contro la Jugoslavia e gli altri paesi socialisti); al contrario esiste evidenza dei crimini delle autorità italiane contro gli antifascisti e la popolazione slava dei territori occupati nella Seconda Guerra Mondiale e in quelli annessi dopo la Prima, crimini che includono persecuzioni, deportazioni, massacri, una pianificata pulizia etnica… Ma di questo nel film nemmeno una parola: la verità storica è completamente capovolta. I partigiani nel film sono rappresentati come sanguinari e fanatici razzisti che odiavano gli italiani.

Nemmeno una parola sulle centinaia di migliaia di partigiani caduti nella lotta contro il nazifascismo, come nemmeno una parola sui 40 mila soldati italiani (dei quali 20 mila caduti) che già dal settembre del ’43 lottavano nell’EPLJ. La Jugoslavia è rappresentata come uno Stato nel quale per gli italiani non c’era posto, se non come servi, benché la Jugoslavia fosse uno Stato multinazionale dove gli italiani occupavano posizioni importanti, addirittura nella presidenza del CC della Lega dei Comunisti di Croazia. Il documentario è – volutamente – decontestualizzato sotto il profilo storico, basato sull’astrazione, staccato dalla realtà: unica realtà diventa la “sofferenza” dei figli degli emigrati italiani, ed unica ideologia degna è il nazionalismo, mentre il più grande valore morale è l’appartenenza etnica.

Tra gli intervistati l’Assessore alla Cultura del Comune di Roma (città il cui Consiglio comunale era presieduto all’epoca dell’intervista dall’ex militante fascista degli anni ’70 Alemanno: la regista Benussi dunque interpella i fascisti, il che dice abbastanza delle sue tendenze), il quale ha parlato di “300-350 mila” emigrati italiani dalla Jugoslavia (i cosiddetti “esuli”, in realtà gran parte di loro semplicemente optanti), cifra notoriamente inventata dal prete Flaminio Rocchi; è stata data la parola ai rappresentanti dell’ANVGD, un’associazione di esuli reazionaria e piccolo-borghese, all’Unione degli Istriani, associazione di esuli di estrema destra, a vari emigrati in Italia (o meglio alle seconde generazioni) e ad italiani che vivono tuttora in Croazia e Slovenia, i quali raccontano una loro versione di fatti che nemmeno conoscono bene e dei quali possono dunque parlare soltanto parzialmente. Ad esempio, l’emigrazione dalla Jugoslavia delle loro famiglie è da loro considerata il frutto di una pulizia etnica programmata, il che è naturalmente un non-fatto storico: insomma quelli che si sentono vittime, sempre tendono a ingigantire o addirittura inventano le cause delle loro sofferenze. In questo caso hanno creduto facilmente alla oramai pluridecennale propaganda italiana revanscista e anti-jugoslava.

Quando a persone che non hanno idea degli avvenimenti storici (per non parlare delle cause di questi avvenimenti, cioè del contesto storico) e ad irredentisti rabbiosi come quelli dell’ANVGD e dell’Unione degli Istriani – che non nascondono affatto le loro aspirazioni di annessione di Istria, Fiume e Dalmazia all’Italia – si da la parola senza alcun dibattito o commento da parte del regista (ovvero in modo totalmente acritico), allora questo è un film di propaganda e non un documentario “scientifico”. L’unica verità su questa famosa pulizia etnica, così come sulle migliaia di italiani uccisi e sul terrore durante l’occupazione jugoslava di Trieste, è che sono mere invenzioni del mainstream revanscista italiano, invenzioni che “passano” facilmente ora che non c’è più la RFSJ bensì la Croazia nazionalista e suddita (come è anche la Slovenia). Ci sono stati degli uccisi, ma non migliaia e non a causa dell’odio etnico: gli uccisi erano prevalentemente carnefici fascisti (peraltro molti di più sono stati i fascisti non italiani e i cetnici eliminati, così come nella stessa Italia molti di più furono gli italiani uccisi dagli stessi partigiani italiani).

Ciò che vogliono le élites italiane, finanziando cospicuamente le varie associazioni degli esuli ed i revisionisti storici (che troviamo anche nel Centro di Ricerche Storiche di Rovigno), è ottenere il ricco patrimonio abbandonato nel dopoguerra dagli esuli e dai coloni italiani, ma anche calpestare la memoria storica della Resistenza al fascismo e al capitalismo, ovvero il ricordo della Lotta Popolare di Liberazione e dei suoi valori, cioè la solidarietà, l’internazionalismo, l’anticapitalismo, la giustizia sociale, eccetera.

Queste invenzioni sono smontate in modo chiaro e professionale da parte di coraggiosi storici associati nel gruppo Dieci Febbraio Millenovecentoquarantasette (https://www.diecifebbraio.info/) i quali vengono attaccati – prevalentemente per opportunismo – dagli irredentisti e dai nazionalisti mainstream (tra cui vanno annoverati anche la maggior parte degli storici e para-storici d’Italia), per non parlare delle associazioni degli esuli. Attacchi basati su insulti, e non sul confronto scientifico, perché i secondi sanno bene che tutto quello che i primi scrivono o dicono, lo documentano anche. A differenza dei loro avversari.

(Bizzarro è stato che il documentario non avesse i sottotitoli croati… ironicamente nel film alcuni intervistati si lamentavano del fatto che in Istria il bilinguismo non viene rispettato!)

E’ una vergogna che il partito IDS-DDI di Rovigno (che ha la maggioranza dei seggi in consiglio comunale) permetta tali manifestazioni con questa leggerezza. Una cosa è la lotta per i diritti delle minoranze; un’altra è propagare un’ideologia sconfitta e ripugnante, come lo è l’irredentismo revanscista, ideologia che diffonde menzogne e odio etnico. Ma questo è del tutto coerente con “l’antifascismo” dell’IDS che la mattina partecipa alle commemorazioni antifasciste, e la sera approva l’assegnazione del palazzo dello sport di Parenzo agli schiamazzi ustascia del cantautore Thompson. Questo la dice lunga riguardo l’IDS e sulla presenza di valori “di sinistra” nel suo DNA.

 

Partito Socialista dei Lavoratori Croato – sezione Rovigno

 

 

Jedno je borba za prava manjina; drugo je propagiranje poražene ideologije

 

REAGIRANJE ROVINJSKOG SRP-a NA FILM “VEDO ROSSO”

U utorak 6. kolovoza, na ljetnoj terasi Zajednice Talijana grada Rovinja, u sklopu 13. Italian Film Festivala, projektiran je dokumentarni film “Vedo Rosso” Sabrine Benussi. Oko 150-200 gledatelja moglo je još jednom slušati staru, nikad izumrlu, dosadnu, često ponovljenu, talijansku iredentističku propagandu, i njen povijesni revizionizam u vezi događaja poratnoga doba. Moglo se slušati o “tisućama talijana ubijenih (bačenih u fojbe) samo zato što su bili talijani” od strane jugoslavenske revolucionarne vlasti.
Usprkos toga što ne postoje nikakve evidencije o takvim stvarima (nego su one izmišljene još 40ih u vezi ideološkog i političkog rata kojeg je Zapad vodio protiv Jugoslavije i drugih socijalističkih država); dapače postoji evidencija o zločinima talijanske vlasti protiv antifašista i slavenskog stanovništva okupiranih područja, koje uključuju progone, deportacije, masakre, kao i o programirano etničko čišćenje, koji su fašisti provodili. Ali o tome u filmu ni riječi, gdje je povijesna istina potpuno preokrenuta. Partizani su u filmu predstavljeni kao krvoločni i fanatički rasisti koji su mrzili talijane.
Ni riječi o stotinama tisuća palih partizana u borbi protiv nacifašizma, kao ni riječi o 40 tisuća talijanskih vojnika (od kojih 20 tisuća palih) koji su se od rujna ‘43. borili u NOVJ. Jugoslavija je predstavljena kao država u kojoj za talijane nije bilo mjesta, osim kao sluge, iako je Jugoslavija bila multinacionalna država u kojoj su talijani zauzimali važna mjesta, čak i u predsjedništvu CK SKH. Film je – željeno – dekontekstualiziran i povijesno i geografski, apstraktiziran, izoliran iz realnosti: jedina realnost postaje “patnja” 2. generacije talijanskih emigranata, a jedina dostojna ideologija je nacionalizam, kao što je najviša ljudska vrijednost etnička pripadnost.
Intervjuirani gosti uključujući kulturnog savjetnika grada Rima (kojeg gradskog odbora presjeduje fašistički militant 70ih Alemanno: autorica Benussi dakle naglašava fašiste, što dovoljno govori o njenim težnjama), koji je govorio o “između 300 i 350 tisuća” talijanskih emigranata iz Jugoslavije (takozvanih “ezula”, t.j. optanataa), poznata izmišljotina svećenika Flaminia Rocchia; dobili su riječ i predstavnici ANVGD, reakcionarna udruga malograđanskih ezula; pa Unione degli Istriani, kvazifašistička udruga ezula; i razni emigranti (pretežito 2. generacije) ili talijani koji još žive u Hrvatskoj i Sloveniji, koji govore o njihovoj verziji zbivanja koju niti ne poznaju i o kojima mogu dakle govoriti samo parcijalno, kao što je to planirano etničko čišćenje, naravno lažna povijesna činjenica: međutim oni koji se osjećaju žrtvama, uvijek će uveličati ili čak izmisliti uzroke za njihove patnje, odnosno u ovom su slučaju vrlo lako vjerovali desetljećima talijanske revanšističke, anti-jugoslavenske propagande.
Kada se osobama koje nemaju pojma o povijesnim zbivanjima (da ne govorimo o uzrocima tih zbivanja, t.j. o povijesnom kontekstu) i bijesnim iredentistima kao što su to ANVGD i Unione Istriani – koji uopće ne skrivaju njihove težnje da se Istra, Rijeka i Dalmacije pripoje Italiji – daje riječ bez ikakve rasprave ili komentara sa strane režisera (to jest totalno akritički) onda je to propagandistički film a ne “znanstveni” dokumentarac. Jedina istina o tom čuvenom etničkom čišćenju, kao i o tisućama talijana ubijenih, kao i o teroru tijekom okupacije Trsta, je da su to totalne izmišljotine talijanskog mainstream revanšizma, koje lako “prolaze” sada kada nema više SFRJ nego nacionalističke i podaničke Hrvatske, ali i Slovenije. Bilo je ubijenih, ali ne na tisuće i ne zbog etničku mržnju, nego su ubijeni bili pretežito fašistički krvnici (osim toga daleko je više ustaša i četnika eliminirano nego talijana, kao što je u samoj Italiji ubijeno daleko više talijana od strane talijanskih partizana). Ono što talijanske elite žele, masno finansirajući razne udruge ezula i povijesne revizioniste (među koje spada i Rovinjski Centar za Povijesna Istraživanja), je stjecati bogatu imovinu koju su nakon rata ezuli i talijanski koloni napustili, ali i zgražanje povijesnog sjećanja na otpor fašizmu i kapitalizmu, odnosno sjećanje na NOB i na njene vrijednosti, t.j. solidarnost, internacionalizam, antikapitalizam, socijalna pravda, itd.
Te su izmišljotine jasno i profesionalno demantirane sa strane hrabrih povjesničara udruženih u Dieci Febbraio Millenovecentoquarantasette (https://www.diecifebbraio.info/) i koji ih mainstream iredentisti i nacionalisti (velika većina povjesničara i parapovjesničara Italije) – da ne govorimo o udrugama ezula – pretežito zbog oportunizma, napada. Ali napada ih vrijeđanjem, a ne znanstvenom debatom, jer dobro znaju da ovi prvi sve što pišu i govore, to i ozbiljno dokumentiraju; za razliku od njihovih protivnika. Zanimljivo je bilo da dokumentarac nije imao hrvatske podnaslove… a ironično čak su i neki gosti negodovali što u Istri nije bilingvizam poštivan! Sramotno je što rovinjski IDS (koji ima većinu vijećnika u Gradskom vijeću) takve manifestacije tek tako dopušta. Jedno je borba za prava manjina; drugo je propagiranje poražene i odvratne ideologije, kao što je to revanšistički iredentizam, ideologija koja širi laži i etničku mržnju. Ali to je sasvim dosljedno IDS-ovom „antifašizmu“ koji ujutro učestvuje na obilježavanju događaja iz antifašističke prošlosti, a uvečer odobrava prostor u Poreču za Thompsonovo ustaško arlaukanje. Toliko o IDS-u i prisutnosti „lijevog“ u njegovom DNK.

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